"Negli anni 90 si pensava che internet, la rete, avrebbe distrutto lo spazio fisico, che le città sarebbero state distrutte. Gilder diceva le città sono ormai un inutile retaggio del
"Negli anni 90 si pensava che internet, la rete, avrebbe distrutto lo spazio fisico, che le città sarebbero state distrutte. Gilder diceva le città sono ormai un inutile retaggio del passato. Nessuna previsione avrebbe potuto essere più sballata. Negli ultimi anni invece le città si sono allargate, dal 2008 metà della popolazione umana vive nelle città e le previsioni sono di un valore che arriverà a 5 miliardi nel 2030. E allora internet non ha distrutto le città. E invece successo che mondo della rete e mondo fisico si stanno ricombinando e stanno creando nuove potenzialità per le cose che facciamo, per come organizziamo la città, per come i cittadini sono coinvolti, per come possono funzionare molte cose: dal traffico, ai rifiuti, allacqua….
E un racconto pieno di dati e suggestioni quello di Carlo Ratti martedì pomeriggio in occasione del sessantenario della Nuova Provincia nella sala presso gli Oblati di San Giuseppe. Si sviluppa attraverso i progetti, al confine tra architettura, urbanistica e nuove tecnologie, che larchitetto e ingegnere astigiano, uno dei maggiori pensatori e testimonial delle smart cities (città intelligenti) a livello internazionale, ha curato in mezzo mondo come direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston e come titolare di uno studio che ha sedi anche a Torino e Londra.
Lincontro con linnovatore astigiano nasce nellambito di attenzioni e sensibilità crescenti intorno ai temi delle nuove tecnologie e della rete. E lattenzione di un giornale come La Nuova Provincia – ha spiegato in apertura leditore Andrea Cirio con il direttore Flavio Duretto – che mentre festeggia una storia importante, fatalmente intrecciata con quella della comunità, sperimenta, con il sito internet e i social network, nuove forme di prodotto editoriale e di rapporto con gli astigiani. Ma è anche una sensibilità, sempre più diffusa a livello sociale, anche locale.
Del resto, è evidente ormai, non si tratta di tecnologia. Ma dei comportamenti e delle possibilità che sono abilitati dalla tecnologia, di quello che si fa o si può fare. Si tratta della nostra vita di cittadini, di consumatori, di lavoratori, di imprese, di amministrazioni. Così il sindaco Fabrizio Brignolo, nel salutare Ratti, illustra il momento di passaggio che vive anche il governo di una città come Asti per via di queste emergenze, tra voglia di capire, paure da affrontare, opportunità da cogliere in tempo di crisi.
In sala ci sono professionisti giovani e altri di maggior esperienza, architetti e ingegneri, rappresentanti delle istituzioni insieme a persone che fanno domande a Ratti via twitter, startupper e ricercatori delluniversità legati al mondo della rete, corsi ad ascoltare il guru.
Ed eccola, dunque, la città di Ratti. E una città in cui tutto parla e i dati raccolti in tempo reale sono la base per fornire risposte istantanee ai cittadini. Le quattro attività fondamentali (abitare, lavorare, divertirsi e spostarsi) non generano nuovi volumi e città separate ma funzioni mixate dal silicio. E una città con minori consumi e costi di smaltimento, taxi intelligenti, auto che si guidano da sole e termostati autoattivanti che ti fanno trovare la temperatura giusta in casa registrando il tuo avvicinamento, in cui i prodotti si fanno con la stampante tridimensionale e i cittadini ritrovano in forme nuove una partecipazione allargata alla vita pubblica ("proprio come accadeva nel medioevo in una nostra piazza, in piazza san Secondo").
Fantascienza? Puri effetti speciali? Il rischio è di ignorare i molti esempi di smart city già realizzati nel mondo e in Italia, di non capire che se non si accetta la sfida della competizione si resta alla finestra e ci si ferma alla paura della rete, del controllo sociale, degli usi impropri.
Le macchine che si guidano da sole esistono e corrono oggi sulle strade di San Francisco – ammonisce Ratti -, le app con cui dal telefonino posso prenotare un tavolo al ristorante o segnalare una buca allamministrazione esistono, anche in Italia, e con le stampanti tridimensionali si fanno già anche motori degli aerei. Paura della tecnologia? E una questione antica, esistono da sempre usi buoni e usi cattivi. Sta a noi decidere se e come voler essere protagonisti, lavorare sulla nostra vocazione e cogliere occasioni in questo nuovo ambiente.
Stefano Labate
@stefanolabate