Ipotizzabile e notevole il successo di pubblico registrato dai Negrita mercoledì 4 dicembre, al Palco 19 di Asti (fotogallery), nell'ultima tappa del tour acustico nei teatri italiani. Oltre due
Ipotizzabile e notevole il successo di pubblico registrato dai Negrita mercoledì 4 dicembre, al Palco 19 di Asti (fotogallery), nell'ultima tappa del tour acustico nei teatri italiani. Oltre due ore di concerto tra successi storici e un paio di sorprese per i molti fan presenti. Il giorno prima dell'esibizione abbiamo scambiato qualche battuta con Drigo (all'anagrafe Enrico Salvi), chitarrista e co?fondatore del gruppo. Ecco gli spunti più interessanti emersi dalla piacevole chiacchierata.
Come definiresti questa, relativamente nuova, esperienza nei teatri?
«Una scoperta eccezionale perché si sta rivelando più espressiva e potente rispetto ai live elettrici negli stadi e nei palazzetti. Tra il palco e il pubblico si crea una dimensione ravvicinata che stiamo imparando a conoscere e apprezzare giorno dopo giorno».
E' difficile riarrangiare un repertorio come il vostro in versione acustica?
«No, direi più che altro stimolante e divertente. Di solito a noi viene semplice e spontaneo lavorare alla musica. Il nostro scoglio è comporre i testi. Per fortuna in questo caso si trattava solo di arrangiare la materia strumentale e abbiamo potuto giocare parecchio con le note».
Difficoltà tecniche invece?
«Con gli strumenti acustici è difficile ottenere un'amplificazione adeguata a riprodurne fedelmente la purezza del suono».
Asti è l'ultima tappa del tour, che bilancio vi sentite di tracciare?
«Eccezionale. Tutti i concerti sono andati esauriti. Ogni sera il pubblico si alza e partecipa cantando e ballando. Sai, i teatri sono posti "abbottonati" ma ideali per sprigionare al massimo l'emotività della performance e questo ci gratifica ogni serata di più».
I due inediti che presentate in scena sono l'anticamera di un nuovo album?
«Finito il tour passeremo il Natale in famiglia. A gennaio inizieremo a lavorare al nuovo album. Cercheremo nuove strade. Avremmo voluto comporre il disco su un pullman "on the road", ma abbiamo dovuto rinviare l'esperimento. La mezza idea che abbiamo ora è di visitare due città centrali per la cultura moderna, Londra e Berlino, e lì scrivere il nuovo materiale. Per fortuna facciamo molti concerti all'estero, dalla Cina agli Usa, e questo ci aiuta a mantenere il contatto con il presente, con quello che c'è nell'aria».
Siete sulle scene da quasi vent'anni, cosa vedete guardandovi indietro?
«Un percorso molto particolare. Una crescita lenta, voluta, distante dall'intrattenimento fine a sé stesso. Siamo cresciuti nei consensi e nel pubblico tramite il passaparola e i concerti, anno dopo anno. Abbiamo percorso molta strada, come un vero gruppo di amici e musicisti uniti. Siamo maturati insieme e davanti abbiamo ancora molti chilometri da percorrere».