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Elezioni, se l'imbroglio e l'interesse privato perpetuano il malaffare
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Elezioni, se l'imbroglio e l'interesse privato perpetuano il malaffare

Francesco Saverio de Sanctis (Morra Irpina, 1817 –  Napoli, 1883) è stato uno dei maggiori critici e storici della letteratura italiana dell'Ottocento. La sua opera più importante è

Francesco Saverio de Sanctis (Morra Irpina, 1817 –  Napoli, 1883) è stato uno dei maggiori critici e storici della letteratura italiana dell'Ottocento. La sua opera più importante è sicuramente la Storia della letteratura italiana a cui si affiancano gli studi su Petrarca, Dante, Guicciardini, Leopardi. L'intellettuale e lo studioso scese però anche in campo, tralasciando gli studi per la politica. Partecipò infatti ai moti insurrezionali del 1848 e, proprio a causa di questo suo coinvolgimento, fu sospeso dall'insegnamento. Nel 1861 fu eletto deputato al Parlamento nazionale divenendo ministro della Pubblica Istruzione nei governi Cavour e Ricasoli. Di lui si ricorda anche un'opera autobiografica intitolata Un viaggio elettorale, edita nel del 1876 e poi più volte ristampata, in cui lo scrittore racconta il il viaggio intrapreso nell'Alta Irpinia alla ricerca di consensi in vista di un ballottaggio elettorale. Preciso e schietto il resoconto che De Sanctis fa dell'incontro con un mondo di provincia ostile alla modernità e al cambiamento, dominato dai pregiudizi, e in cui l'imbroglio e l'interesse privato perpetuano il malaffare a discapito del progresso. Scrive infatti:

L'onestà derisa come imbecillità. Volevate riuscire? Bisognava conoscere la chiave. Quando uno saliva in un posto la prima domanda era: chi l'ha portato? Si era perduta l'idea di giustizia… Il Governo borbonico aveva detto: facciamo il popolo ignorante, povero e corrotto. Un popolo ignorante non ragiona, ma ubbidisce. Un popolo povero pensa al pane e lascia fare a noi. E quando un popolo è corrotto, nelle sue basse passioni di campanile, dimenticherà la libertà e la patria.

Profondo, nelle parole dello scrittore, il concetto di libertà, intesa non come illimitata possibilità di fare ciò che si vuole, ma come inviolabilità della coscienza, libertà di parola e della stampa, legge fatta da noi stessi per mezzo dei nostri rappresentanti e l'indipendenza assoluta dell'individuo nei limiti della legge.

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