Si è svolto recentemente, presso il Polo universitario astigiano, l’incontro conclusivo della seconda edizione de “Il cortile dei lettori”, rassegna letteraria organizzata dalla libreria Alberi d’acqua.
Attesa ospite del settimo appuntamento è stata la scrittrice torinese Enrica Tesio che, intervistata da Valeria Bertolo, ha presentato il suo ultimo libro “Tutta la stanchezza del mondo” (Bompiani).
Oltre che scrittrice, Enrica Tesio è copywriter, blogger e ha una pagina Facebook con 65mila follower. Mamma di tre figli, tiene una rubrica molto seguita sul quotidiano “La Repubblica”. Da uno dei suoi libri – “La verità, vi spiego, sull’amore” – è stato inoltre tratto l’omonimo film interpretato da Ambra Angiolini, con regia di Max Croci.
«Non vedo uomini in sala – ha esordito la scrittrice – o forse qualcuno. Siete stati trascinati, vero?».
Il libro
Uscito all’inizio dell’anno, “Tutta la stanchezza del mondo” è un saggio brillante che parte dal ritiro di Papa Ratzinger per poi scandagliare il quotidiano tormentato da un disagio collettivo: la stanchezza. Stanchezza che Enrica Tesio ha suddiviso in dodici grandi fatiche: dalla bellezza ai figli, dalla casa al sesso, dalla felicità alle piccole cose.
«Enrica, sei stanca di presentare questo libro?», ha domandato ad un certo punto l’intervistatrice. «No, in realtà l’ho scritto per vedere voi», ha scherzato l’autrice.
Un incontro che, nonostante qualche difficoltà a livello di impianto audio, è trascorso leggero, tra spunti di riflessione e risate.
Si è parlato anche di social, del modo empatico con cui Enrica Tesio tratta gli argomenti nei suoi post. Quindi di “armocromia”, o analisi del colore personale. «E’ una scienza esatta nata su Instagram», ha ironizzato l’autrice. «Io sono il tipo “inverno”, mi vesto di nero e non sbaglio mai». Quindi la conversazione è continuata sui numerosi e divertenti neologismi inventati dalla scrittrice, come “bodyscema” o “famiglia arcobalengo”, sul suo naso pronunciato e sul concetto di tempo, che è un grande livellatore.
Gli aneddoti
Tra una riflessione e l’altra sono emersi anche alcuni aneddoti divertenti. Come quando, per strada, una bimba, indicandola alla madre, disse: «Guarda che signora bellissima». E la madre, osservandola dalla testa ai piedi, rispose: «Mah…insomma».
Si è anche sottolineata la differenza della parola “niente” detta dai bambini e dagli adulti, o anche dalle donne e dagli uomini. A questo proposito la scrittrice ha fornito un suggerimento: «Quando la tua compagna ti chiede a cosa stai pensando – ha consigliato a uno dei pochi uomini presenti – non rispondere “niente”, ma dille sempre “a te”».