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Fertility Day? Da che pulpito!
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Fertility Day? Da che pulpito!

Il Fertility Day esiste veramente, magari un gradino sotto il Family Day, anche se non ci volevo credere

Quando ho letto sul portale del Ministero della Salute che il 22 settembre si svolgerà il primo Fertility Day ho subito pensato: diavolo, devono avergli hackerato il sito.

Purtroppo mi sono sbagliato. Il Fertility Day esiste veramente, magari un gradino sotto il Family Day, quella sorta di flashmob volto a stabilire i valori tradizionali della famiglia tipo, per intenderci quella della pubblicità al sapore di canditi.

Ma lasciamo perdere il Family Day e torniamo al Fertility Day. Sarà un giorno che il Ministero della Salute dedicherà per promuovere la fertilità in senso lato (come avere figli, perché farli, quando cercare la gravidanza, etc.). 

Tutto bello, tutto meraviglioso, magari con qualche eco che potrebbe ricordare slogan da Ventennio, ma non è questo il problema.

Lo è, invece, la lista di motivazioni che il Ministero precisa per promuovere la sua brillante iniziativa.

Il Fertility Day nasce per dare seguito al Piano nazionale della Fertilità e per mettere a fuoco “con grande enfasi”:

  1. Il pericolo della denatalità nel nostro Paese.

  2. La bellezza della maternità e paternità.
  3. Il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori.
  4. L’aiuto della Medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini.

Ora, che sia proprio lo Stato a farci la morale sul pericolo della denatalità sembra una beffa, dal momento che è proprio lo Stato il primo ad ostacolare, in ogni modo, la genitorialità e le famiglie “numerose”. Almeno, così la penso.

Gli italiani hanno smesso di fare figli, o ne fanno molto meno di una volta, per motivi che lo Stato conosce bene, anche se, forse, fa finta di non ricordare:

  1. Secondo stime più che credibili, nel primo anno di vita un bambino costa da un minimo di 6.766,90 euro a un massimo di 14.427,73 euro (dati 2014). Una giovane coppia, quelle cui si rivolge la campagna, deve poter avere un buon reddito garantito per affrontare “la bellezza della maternità e della paternità” senza dover scomodare i soliti ammortizzatori sociali di questo Paese: i nonni. 
    E non dimentichiamoci che la legge sulla paternità è quella che prevede due giorni (obbligatori) di congedo da lavoro per i neo papà. Assurdo!
  2. I più fortunati potranno anche seguire il figlio, giorno dopo giorno, h24, oltre i primi tre mesi di vita, ma molte mamme, non potendo campare di pensioni statali faraoniche o vitalizi politici, devono lavorare, e molto. Quindi, se non hanno l’aiuto dei genitori, ecco la necessità di trovare una soluzione, il più delle volte chiamata “asilo nido”. Quelli pubblici sono pochi, ci sono lunghe liste d’attesa, hanno orari poco flessibili e, quindi, avanti tutta con i figli nei nidi privati (utili, ma non certo gratis, ammesso che un genitore possa permettersi di pagare la retta).
  3. Il fumo è uno dei fattori che possono compromettere la fertilità, come viene più volte scritto nel Piano Nazionale (pag. 67). Peccato che si tratti  di quello stesso fumo, leggi tabacco, sul quale lo Stato – sì, quello che promulga il Fertility Day – guadagna dalle imposte circa il 74% del costo del pacchetto. Un po’ di coerenza non guasterebbe.
  4. Un numero impressionanete di coppie fa viaggi della speranza, all’estero (soprattutto Spagna), per coronare il sogno di avere un figlio mediante la fecondazione assistita, con costi elevati, aggirando alcuni limiti della legge 40, in parte già cassata dalla Corte Costituzionale in merito al limite di produzione di tre embrioni nonché l’obbligo legislativo di un unico e contemporaneo impianto.

Mi fermo qui. Questi sono solo alcuni dei molti problemi che non agevolano la procreazione in Italia, problemi ai quali si aggiungono la precaritetà dell’occupazione, le ancora troppe disparità di trattamento tra donne e uomini sui luoghi di lavoro, gli stipendi mediamente bassi che non permettono di poter sfamare tutte quelle bocche che forse il Ministero auspicherebbe per ogni coppia sposata.

Insomma, se spot dev’essere, accomodatevi. Ma un po’ di autocritica, facciamo un bel po’, anzi tanta tanta, il Governo la faccia prima di proporre altre belle pensate come il Fertility Day.

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