Vorrei proporre un gioco a voi lettori. Non preoccupatevi, non sarà affatto complicato, il gioco si chiama “trova l’errore”
Vorrei proporre un gioco a voi lettori. Non preoccupatevi, non sarà affatto complicato, il gioco si chiama “trova l’errore”. La frase da analizzare è la seguente; “Ragazza stuprata, le amiche fanno un video e lo mandano su WhatsApp”. Non l’avete ancora trovato? Vi lascio ancora qualche secondo.
Notato? Già, forse in una frase cosi drammatica la parola amiche è stata usata a sproposito. Siamo arrivati al punto in cui i giornali e i telegiornali non comprendono più il valore delle parole. Poi i termini non mancano: conoscenti, colleghe, presunte amiche. Il lavoro dei giornalisti è dopotutto la divulgazione di notizie e la capacità di usare i termini appropriati è quantomeno essenziale. Non ho intenzione di fare un grande monologo su quanto siano state inopportune (per usare termini civili) le cosiddette “amiche”.Per fare una cosa del genere bisogna essere malati a priori, pertanto invito le famiglie a condurre le figlie in opportuni ospedali psichiatrici, o se ciò fosse impossibile, a circoscrivere i loro movimenti all’interno delle sole mura domestiche.
Un’altra cosa degna di nota che è successa in questi giorni è il suicidio della donna di 31 anni a causa di un video hard che il ragazzo con cui stava, cercando di farla pagare al suo fidanzato, ha postato sui social network… Sì, effettivamente questa storia assomiglia ad una soap opera americana di terz’ordine. Ora, non ho intenzione di sparlare di una ragazza che non ha più la possibilità di rispondere, ma fatico a comprendere ciò che pensavano coloro che la perseguitavano. Tralasciando il grande scandalo che può essere il tradire (che non è comunque il motivo della viralità della cosa) mi sembra strano che un video del genere possa aver avuto tante critiche.
Non voglio certo sottovalutare il gesto… No, voglio sottovalutarlo. Insomma, esistono siti molto più promiscui, e in tutta franchezza, probabilmente coloro che denigrano atti tanto osceni devono essere single. Molto single. Terribilmente single. L’unica cosa che può spingere qualcuno a consigliare a tale ragazza di “uccidersi” o “farla finita” è la gelosia (il suo fidanzato deve essere molto popolare, oppure altre ragazze erano gelose delle sue curve).
Dopotutto “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Se si rivolgessero così tante attenzioni a questioni più importanti, come ad esempio i soldi che i politici portano via con molta grazia, la fame nel mondo, la condizione delle scuole, si otterrebbero certo dei risultati. Come minimo la miriade di ragazzine e ragazzini frustrati riuscirebbero a far dimettere un politico o due.
Federica Giaccone