«Avete realizzato il vostro sogno?» La domanda, un po a bruciapelo, ha lasciato un po di sasso i nostri ospiti a Passepartout. Facciamo un passo indietro: è ancora maggio, gli organizzatori
«Avete realizzato il vostro sogno?» La domanda, un po a bruciapelo, ha lasciato un po di sasso i nostri ospiti a Passepartout. Facciamo un passo indietro: è ancora maggio, gli organizzatori del festival letterario che si è concluso domenica chiedono alla redazione del Social Paper di tenere uno dei forum pomeridiani. Ci guardiamo in faccia, sui nostri volti una domanda: saremo allaltezza? Del resto questa è unesperienza iniziata da pochi mesi, gli autori di questa pagina sono studenti delle superiori e delluniversità, non giornalisti professionisti. In ogni caso, accettiamo la sfida: mercoledì 12 giugno è il nostro giorno. Il tema delledizione 2013 di Passepartout prende spunto dal celebre I have a dream di Martin Luther King, e dopo averci riflettuto un po siamo giunti alla conclusione che il sogno più diffuso tra le giovani generazioni è quello di avere un lavoro, possibilmente una carriera che sia il realizzarsi di una passione.
La sera precedente al nostro incontro avrebbe parlato Oscar Farinetti, imprenditore di successo, la mente dietro a Eataly. Insomma, parlare di carriera a partire dai suoi spunti non ci è sembrata una cattiva idea. Ma chi invitare alla nostra tavola rotonda? I nomi, in alcuni casi, ci sono venuti naturali: Simone Bregni, ex studente del Liceo Classico e oggi docente di italiano alla Saint Louis University. Claudia Ratti, dalle aule del Liceo Scientifico ai laboratori di ricerca di Germania e Usa, per cercare tra le leggi della fisica le origini dellUniverso. Altri nomi sono stati suggeriti dai nostri amici: è il caso di Lorenzo Pregliasco, imprenditore, fondatore di agenzie di sondaggi, collaboratore di testate di rilievo. E infine Ludovico Roccatello, fresco di laurea allUniversità del Gusto di Pollenzo e già al lavoro per Slow Food. 49 anni il meno giovane, 24 la matricola, una cosa in comune: lesperienza personale da condividere con noi e il nostro pubblico, la testimonianza che i sogni e le passioni si possono concretizzare.
«Se uno ha studiato e si è impegnato ha sottolineato durante il nostro incontro Claudia Ratti ha diritto a realizzare le proprie aspirazioni. Ecco perché non credo alla teoria dei choosy, non penso che i ragazzi siano schizzinosi quando cercano un lavoro.» «Forse un po choosy lo siamo ha ribattuto Ludovico Roccatello perché manchiamo dello sprint necessario. Ma è anche vero che altrove sia più semplice trovare un impiego, e che quello dellantropologo o del musicologo, per fare due esempi, allestero siano considerati lavori veri.» Sullo stesso tema lintervento di Lorenzo Pregliasco, che ha invitato a non pretendere che il primo lavoro sia quello della vita. «Da giovani è meglio essere flessibili, negli altri paesi cè una mentalità più disponibile a concepire il fallimento come unesperienza accettabile. Un consiglio? Prendete una passione e provate a pensare se la si può collegare a una necessità presente nella società.»
Il confronto tra Italia e altri paesi ha tenuto banco per buona parte del forum, e non sempre si è concluso a favore di ciò che succede oltre confine: «Solo in Italia ha raccontato Simone Bregni se io chiedo a qualcuno come va?, mi possono rispondere male. Significa che la comunicazione è reale, che cè un contesto sociale vissuto. Non è un caso che le nostre città siano costruite intorno alla piazza, eredi di quel luogo di dibattito che era lagora greca. Ma qualcosa da imparare ce labbiamo anche noi, ad esempio il senso civico che si nota negli Stati Uniti». Sempre sul tema del lavoro, suggestivo il punto di vista di Ludovico Roccatello: «Pochi giovani oggi si dedicano allagricoltura, ma chi produrrà il cibo di domani? Eppure vedo una fascinazione crescente verso questo mestiere, fascino che penso si basi sulla percezione che il cibo, la salute e il benessere siano strettamente legati. Chi oggi diventa agricoltore ha aggiunto non è quasi mai figlio di chi ha già unattività nello stesso settore». Ma come affrontare il problema della perdita di posti di lavoro, così come sottolineato dallo stesso Oscar Farinetti la sera prima? «In parte, questi posti si potranno sostituire con altri, purché si punti a mestieri innovativi», ha risposto Lorenzo Pregliasco. «Ma vedo anche un altro problema: molti ragazzi preparati trovano lavoro allestero, purtroppo non succede il contrario. Ad Asti, ma nemmeno a Torino, arrivano giovani altrettanto preparati.»
Il forum si è concluso con le domande dal pubblico, tra queste una che, per sua stessa natura, è rimasta senza risposta: nella ricerca del lavoro dei propri sogni, la fortuna centra? Esistono treni che passano una volta sola? Quello che è certo è che abbiamo assistito a un incontro capace di ispirarci e di rassicurarci sul valore dellimpegno. Chissà che a distanza di anni qualcuno della nostra redazione non possa raccontare esperienze altrettanto qualificate.