Da qualche giorno si torna a parlare del futuro della Banca di Asti, anche se in realtà novità vere non ci sarebbero. Le ipotesi su cui si discute sono datate e in qualche modo superate: Popolare Sondrio e Desio erano le voci circolate nei mesi scorsi, ma pare che successivamente fosseri entrati in gioco altre candidature, pare più accreditate. Il fronte politico comunque si sta muovendo, ribadendo in sostanza una posizione: “La Banca è solida e ben patrimonializzata, per questo attira interessi da fuori, ma resta fondamentale il suo legame col territorio sia per gli aspetti occupazionali sia per il sostegno all’economia locale”.
L’ultimo in ordine di tempo ad intervenire è il Pd con un comuniato a firma del consigliere regionale Fabio Isnardi e del segretario provinciale Elena Accossato.
“In merito a qualsiasi ipotesi di aggregazione o fusione bancaria, il Partito Democratico di Asti e provincia invita a tutelare innanzitutto le persone, siano esse lavoratori, correntisti o azionisti della Banca di Asti: “L’universo delle operazioni finanziarie è estremamente complesso e delicato. Sta alla politica vigilare che non entri in conflitto, danneggiandola, con la vita quotidiana dei cittadini.”
In ballo c’è quella che per numeri è probabilmente una delle principali aziende della Provincia di Asti. Ai circa 2500 dipendenti va infatti sommato chi ogni giorno usufruisce in varie forme dei servizi di credito locale: “Di fatto, tutti noi entriamo regolarmente in contatto con la Banca di Asti, anche senza avere un conto corrente o esserne investitori.”
Cosa accadrebbe se profitto e dividendi avessero sempre e comunque la precedenza sulle persone?
“Banca di Asti rischierebbe di perdere la propria presenza sul territorio, una capillare rete di filiali che oggi raggiunge anche gli abitanti dei centri più piccoli.”
Negli ultimi anni alcune filiali hanno già chiuso: “Per un’impresa le valutazioni economiche sono legittime, ma la Banca di Asti si è sempre distinta dai concorrenti di maggiori dimensioni proprio per il suo ruolo di presidio. Sarebbe difficile mantenere la stessa attenzione verso le nostre realtà più piccole, se chi dirige la banca fosse lontano da noi.”
“La presenza diffusa sul territorio ha inoltre rappresentato un’opportunità lavorativa per molti giovani astigiani,” si conclude. “Ci preme che questo non venga meno per il futuro, mentre in parallelo si aiuti i dipendenti già in organico a crescere per competenze e retribuzione in uno scenario lavorativo inclusivo e competitivo”.