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Il poeta-vignaiolo che ha regalato lunga vita all’Arneis

Beppe Guido, per tutti Pescaja, ha sottoposto 10 annate del suo Terre Alfieri all’esame degli esperti: da quei calici profumi che sfidano gli anni

Anche questa storia, come tante belle storie, inizia con un sogno: “Era il ‘96, il giorno dopo la laurea, ero nelle mie vigne di notte e c’era la luna”. Definire Beppe Guido, per tutti Pescaja (dal nome di una collina dietro casa, a Cisterna) solo un vignaiolo vuol dire non aver capito né lui né il suo vino.  Laurea in Economia e commercio, master alla Bocconi, esperienze manageriali prima di occuparsi definitivamente della cantina di famiglia, ama profondamente la sua terra tanto che ad ogni bottiglia allega una piccola poesia, un pensiero filosofico.

Quella sera, laurea in tasca, decise che avrebbe fatto il vignaiolo, per amore della sua terra. Un sogno, 27 anni dopo, che è diventato una solida realtà. E’ stato lui, con altri pochi colleghi, a credere nelle potenzialità di quel territorio, dentro al Roero, ma escluso più per questioni di campanile e di interesse di qualcuno. Nasce così Terre Alfieri Docg (Nebbiolo e Arneis), sì una nuova denominazione enologica, ma anche un progetto che forse fatica a decollare, ma non si ferma: e così c’è il salame dal cordino rosso, il miele, i tartufi e i percorsi naturalistici, cioè quel territorio (che per la cronaca è composto da Antignano, Celle Enomondo, Cisterna, Revigliasco, San Damiano, San Martino Alfieri, Tigliole, e parte dei comuni di Castellinaldo, Govone, Magliano Alfieri e Priocca nel Cuneese) dove i turisti stranieri cominciano a farsi notare.

Ma il vino  resta centrale. “E non c’è un ragionamento economico dietro ad una vigna – spiega ora Beppe Pescaja – ma la voglia di creare un vino intenso, straordinario e quindi c’è solo un ragionamento di entusiasmo e orgoglio, non certo di costi e ricavi”.

Concetto che si ritrova nell’ultima sua sfida, quella sull’Arneis, vino da sempre bevuto giovane e vino sicuramente del territorio (le prime tracce si trovano a Montafia nel Basso Medioevo). “Volevo capire se e quanto poteva reggere nel tempo mantenendo la sua caratteristica identificativa, cioè la croccantezza del frutto”. Esame sottoposto alla competenza di uno dei massimi esperti, come Luca Moroni  a cui sono state fatte assaggiare 10 annate di Sololuna (la luna, quella del sogno del ‘96), l’Areneis Terre Alfieri di casa Pescaja. Esame superato: “La sua è un’enologia di rispetto, di salvaguardia del prodotto – sentenzia Moroni -:  anche chi non se ne intende, sente la natura trasfusa nella sua purezza al  vino. Pescaja è  uno dei migliori accrescitori di profumo”.

“Ci ho messo 20 anni a capire l’Arneis – spiega ora Beppe Guido – per fare un buon vino devi acquisire la consapevolezza del tuo prodotto.  Lo vendemmiamo da una vigna vecchia dove abbiamo bandito la concimazione, con una resa del 60%: ne escono 8 mila bottiglie dove cerchiamo di esaltare il frutto e la fragranza. Un’uva bianca che regge il legno e il passare degli anni”. Quasi la ricetta dell’eterna giovinezza.

 

 

 

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