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La casa-resort a Varazze della Curia fa discutere
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La casa-resort a Varazze della Curia fa discutere

Ad Acqui Terme, il cui vescovado guida 29 parrocchie del sud Astigiano tra cui Nizza e Canelli, sono arrivate Le Iene di Mediaset per scoprire cosa se ne faccia la Curia di una casa-resort in uno dei centri estivi più gettonati della Liguria

La questione è pruriginosa, da prendere con le molle. Soprattutto quando di mezzo c’è un ente ecclesiastico. E’ il “caso”, o presunto tale, che da giorni scuote la curia vescovile di Acqui. Sotto i riflettori la gestione economico-amministrativa della diocesi. Vicenda che ha attirato l’attenzione de “Le Iene”, la trasmissione-denuncia di Italia1.

Al centro del polverone, anche mediatico, la casa-resort di proprietà dell’episcopio a Varazze e alcune operazioni immobiliari ritenute quantomeno azzardate. A mettere il dito nella piaga un gruppo di sacerdoti i con una lettera-denuncia che aveva fatto scalpore.

Per orientarsi nell’intricata matassa è necessario fare un passo indietro. Qualche giorno prima di Natale, era il 2015, una quarantina di preti, su un totale di 93, aveva scritto al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale genovese Angelo Bagnasco, all’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia e al nunzio Adriano Barnardini una dura nota. Nella lettera si denunciava il debito milionario accumulato dalla curia alla gestione eccessivamente accentratrice del vescovo monsignor Pier Giorgio Micchiardi sino alla nomina di un laico, sempre da parte del presule, alla guida dell’ente Sostentamento del Clero.

Un j’accuse che, si disse, era alla base dell’arrivo di Carlo Radaelli, arcivescovo di Gorizia, in veste di visitatore apostolico per gli affari economici. Nomina che lo stesso vescovo aveva, invece, richiesto (vedi nota a parte) proprio per fare luce sui conti. Per i firmatari della lettera dito puntato anche contro l’eccessivo decisionismo adottato dalla guida diocesana «senza che sia stato tenuto conto dei pareri negativi manifestati da numerosissimi sacerdoti e da molti laici impegnati nelle attività ecclesiali».

Gli appunti maggiori sulle scelte immobiliari che avevano prosciugato le casse curiali si focalizzavano sugli investimenti, dal Ricre di Nizza all’ex Villa Paradiso, oggi Villa Malesia, che prosegue la propria attività nonostante le prese di posizione dell’episcopato.

Come se non bastasse, a stuzzicare le malignità c’è stata l’udienza concessa da Papa Francesco a monsignor Pier Giorgio Micchiardi venerdì scorso, seppur l’incontro fosse stato chiesto da monsignor Micchiardi ad aprile. L’accidia dice che il colloquio non sia stato fine a se stesso, ma si è nel campo delle ipotesi. In ultimo, lo sbarco nella città termale degli inviati de “Le Iene” che hanno intervistato un po’ tutti gli attori in campo aggiungendo peperoncino su una salsa già di per sé pepata.

Inutile cercare conferme: curia e sacerdoti si trincerano dietro il più classico dei “no comment”. Dal vescovado, che guida 29 parrocchie del sud Astigiano dalla Valle Bormida alle vicarie di Nizza e Canelli, arriva una nota che offre alcune spiegazioni. Monsignor Micchiardi, intanto, ha affidato il suo pensiero e la propria visione dell’affaire a una “nota pastorale” inviata ai parroci. «Onesta, coraggiosa, ricca di umiltà e sincero dolore» commentano la nota vescovile alcuni dei preti che hanno deciso di rimanere equidistanti. «Monsignor vescovo ha spiegato le proprie ragioni, che non sono colpe» dicono.

Giovanni Vassallo

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