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La replica

L’opposizione consiliare sul Recovery Plan: «Imbastire progetti in due ore di riunione non è semplice»

I consiglieri di minoranza tornano a criticare i metodi adottati dal sindaco Rasero nel confronto sul piano di rilancio del territorio

Non ci stanno a passare per coloro che si sono disinteressati del Recovery e, tirati in ballo dal sindaco Rasero, hanno immediatamente replicato alle accuse. I consiglieri di minoranza Mario Malandrone, Angela Quaglia, Mauro Bosia, Michele Anselmo, Giorgio Spata, Massimo Cerruti, Maria Ferlisi, Giuseppe Dolce, Luciano Sutera, Davide Giargia e Martina Veneto ricostruiscono l’ultima querelle tra loro e il primo cittadino raccontando una versione dei fatti diversa da quella sostenuta da Rasero.

«Il sindaco ha indetto due brevi riunioni informali, non di Consiglio comunale: nella prima ha comunicato che la modalità di lavoro era quella dei “tavoli” organizzati dall’Università. Tavoli a cui nessuno dei consiglieri era invitato. Nel secondo incontro ha comunicato invece che, nel frattempo, era stato preparato un elenco di progetti il cui ammontare era di 59 milioni e 250 mila euro. In quell’incontro (sempre telematico) i consiglieri presenti (della minoranza c’eravamo quasi tutti, tranne chi, per lavoro, non poteva), alcuni di noi e anche alcuni della maggioranza hanno avanzato idee e proposte: sistemazione palestre e Casermone, vecchio ospedale, Casa di Riposo, città dello sport, riqualificazione del centro storico, Mercato Coperto ed ex Croce Verde, solo per citarne alcuni. Non se ne è più saputo nulla fino a che il sindaco, in perenne ricerca di spazi sui giornali e sui media, ha sbottato accusando la minoranza (non tutta) di non aver dato alcuna idea, né collaborato».

Da qui l’accusa a Rasero sulle tempistiche date loro per suggerire qualcosa: «Imbastire progetti in due ore scarse di riunione non è già semplice – sottolinea l’opposizione – Diventa impossibile se, per principio, le idee proposte non vengono considerate e se non si ristabilisce quel clima di riconoscimento reciproco che è fondamentale in una democrazia. Per Rasero, invece, il metodo partecipativo è sbrigativo: lui parla e gli altri ascoltano e magari devono pure dargli ragione. Vive in una eterna diretta Facebook e accetta solo di dividere lo streaming con un altro importante personaggio cittadino che è anche il presidente di Astiss. E così il Recovery Fund del Comune che poteva diventare l’occasione per disegnare il futuro della città, con scelte strategiche condivise, è diventato una mera sommatoria di idee e progetti che giacevano nei cassetti del Comune e che il sindaco, impugnando il piumino (come per ripulire i davanzali del municipio) si è affrettato a spolverare per dimostrare la sua “efficienza”. Un piumino come scettro del potere. Questo dilettantismo partecipativo, progettuale e di visione strategica si può perdonare se l’uomo solo al comando toglie la polvere dai davanzali; non si può tollerare, invece, per decidere il futuro della città».

«Una città immobile, – concludono i consiglieri di minoranza – sofferente, impaurita e senza più slancio che ha diritto ad una “primavera innovativa di progetti” e che invece deve accontentarsi della “pulizia di primavera” di vecchi progetti, non più al passo con i tempi. Non ci lamentiamo di non essere stati ascoltati (e neppure invitati): siamo tutti i giorni tra i cittadini e cerchiamo di svolgere correttamente il nostro ruolo, nel rispetto dei ruoli ma con l’assoluta convinzione che Asti meriti di più e di meglio».

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