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Donne all’avanguardia

Mariella Curallo, prima avvocata di Asti, merita l’intitolazione di una piazza

La proposta emersa durante l’incontro organizzato dal Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Asti sulle prime donne avvocato di Asti e Alba

La prima donna in Italia ad entrare nell’Ordine degli avvocati fu Lidia Poet. Era il 1920, ed erano passati quasi quarant’anni dalla sua laurea in giurisprudenza (conseguita nel 1881) e solo dopo non poche battaglie giuridiche riuscì a far accettare la propria iscrizione aprendo così la strada a tante colleghe.
Lidia Poet fu la prima avvocatessa d’Italia ed era di Torino. La sua storia è diventata popolare grazie ad una recente serie tv prodotta da Netflix proprio sulla sua vita.
È stata lei lo spunto per il convegno “Le Prime Avvocate” organizzato al Polo Universitario dall’Ordine degli Avvocati di Asti e dal suo Comitato per le Pari Opportunità, durante il quale sono state ricordate anche Maria Grazia Curallo, prima avvocata del Foro di Asti ed Elsa Malferrari, prima avvocata del Foro di Alba.
Presenti all’incontro la Presidente dell’Ordine, Giorgia Montanara e le relatrici Barbara Odarda, Presidente Comitato Pari Opportunità presso l’Ordine Avvocati di Asti, Anna Re Montalcini e Patrizia Coppa, avvocate del Foro di Asti con 40 anni di iscrizione all’Albo e Ilaria Iannuzzi, autrice insieme all’avvocato Pasquale Tammaro del saggio “Lidia Poet. La prima avvocata”.
A moderare è stata la prima Presidente del Comitato Pari Opportunità presso l’Ordine, Maria Luisa Bagnadentro. «Dai dati dell’ultimo rapporto Censis realizzato per la Cassa Forense – ha esordito Maria Bagnadentro – emerge una progressiva femminilizzazione della nostra professione, tanto da passare dal 9,2% di donne iscritte all’Ordine, nel 1985, al 48% nel 2021. Il dato meno confortante – ha sottolineato l’avvocato Bagnadentro – è invece la differenza reddituale con un GAP economico pari al 50% di cui solo il 30% degli uomini e l’80% delle donne sono consapevoli».
Differenze quindi che continuano a discriminare e, in un certo senso, a sminuire il ruolo delle donne. «In realtà tutto quello che mi accade – afferma tra le altre cose Giorgia Montanara – non lo leggo mai in termini di genere e questo grazie a chi, prima di me, ha fatto da apripista dando a tutte la possibilità di essere quello che vogliamo essere».
Barbara Odarda ha quindi raccontato, con il supporto di slide, la carriera di Maria Grazia Curallo e di Elsa Malferrari e i cambiamenti relativi la professione avvenuti nel corso degli anni: «Ad Elsa Malferrari è intitolata una scuola primaria a Roddi (CN) – ha concluso Odarda – e allora vorremmo che anche a Mariella Curallo fosse dedicato uno spazio, magari la piazzetta interna del Palazzo di Giustizia di Asti».
A questo proposito è intervenuta Giovanna Gado, in qualità di rappresentante della Toponomastica femminile, che ha appoggiato l’iniziativa sottolineando come la stragrande maggioranza di piazze e strade siano intitolate a uomini.
Anna Re Montalcini e Patrizia Coppa hanno sottolineato l’iniziale difficoltà ad essere accettate, gli ostacoli di coniugare lavoro e famiglia e di come, spesso, venissero chiamate “signora” piuttosto che “avvocato”.
Infine Ilaria Iannuzzi, con l’ausilio dell’avvocata Cristina Preti, ha raccontato come lei e l’avvocato Tammaro si siano “innamorati” di Lidia Poet tanto da approfondire le notizi su di lei anche con la ricerca di vecchie sentenze, questo per meglio capire quegli anni lontani quando, per le donne, era impensabile, disdicevole, brutto o ridicolo avvicinarsi a certe professioni.

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