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Quando "io" si diceva "noi": una piccola comunità nella Sardegna della Murgia
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Quando "io" si diceva "noi": una piccola comunità nella Sardegna della Murgia

A Cabras, piccolo paese in provincia di Oristano abitato da poco più di nove mila anime, è nata Michela Murgia e a Cabras è ambientato il suo racconto uscito a giugno per Einaudi, L'incontro.

A Cabras, piccolo paese in provincia di Oristano abitato da poco più di nove mila anime, è nata Michela Murgia e a Cabras è ambientato il suo racconto uscito a giugno per Einaudi, L'incontro. Al centro della storia le scorribande estive di tre ragazzini del luogo, Maurizio, Giulio e Franco, che "giocano insieme sulla stessa strada" e quei giochi pre adolescenziali, vissuti per la strada e sulle rive dello stagno di un piccolo luogo isolano, sono – per la scrittrice – i veri legami parentali, quelli scelti con un atto volontario e non stabiliti dai percorsi genealogici: "non c'è stato di famiglia che possa vincere la battaglia contro i pomeriggi di sole estivo in cui si è riusciti a infilare il primo pallone in porta tra le grida dei compagni, o liberato insieme una libellula gigante entrata per sbaglio in un retino di farfalle […]. Nessun Natale in famiglia compete dentro all'anima con il vento in faccia di certe discese in bicicletta senza mani…".

I tre ragazzi, complici di giochi pericolosi e piccoli disastri, si troveranno quindi divisi da una guerra intestina che scoppia, non senza ironia, quando un giovane prete venuto da fuori creerà la nuova parrocchia del Sacro Cuore in opposizione a quella storica di Santa Maria guidata da trent'anni da Monsignor Marras. Lo scontro oppone i nuovi parrocchiani ai vecchi e ridefinisce la geografia devozionale della cittadina nella ripartizione territoriale e nella suddivisione dei beni della diocesi. Il vescovo è quindi incaricato di stabilire quali luoghi istituzionali, e su tutti il palazzo del Municipio, debbano ricadere sotto la giurisdizione della vecchia o della neonata parrocchia.

Le rivalità e gli antagonismi culminano nel giorno dell'Incontro "un avvenimento atipico anche per le complesse abitudini religiose sarde: a differenza delle normali processioni dei santi non c'era solo una statua a girare per il paese con la folla al seguito… ma due simulacri e due cortei distinti: uno trasportava la statua di Gesù appena risorto che andava simbolicamente in cerca di sua madre, l'altro recava la statua di Maria Santissima in gramaglie che andava incontro al figlio". I percorsi processionali, partendo da due punti diversi, sono infatti destinati a convergere in un punto in comune. Tuttavia, con la duplicazione delle parrocchie, due sono gli Incontri e quattro quindi le statue in processione in una moltiplicazione dei cortei destinati a deflagrare in un divertentissimo crescendo a colpi di Salve Regina. Saranno proprio i tre protagonisti, chirichetti a capo dei cortei rivali, a trovare una soluzione finale e a riportare il pronome "noi" al centro della comunità: il noi, infatti, a Cabras, era usato "con quell'accezione densa, piena di respiri comuni… non era un pronome come negli altri posti, ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo si declinava così, al presente plurale".

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