“Non mi risulta ci sia alcuna spaccatura, è stata presa la decisione di verificare meglio tutte le opportunità. E personalmente rinnovo la mia fiducia al presidente Negro e a tutto il Cda”: Maurizio Rasero commenta così la decisione del Cda della Fondazione di non proseguire sulle indicazioni che sono arrivate da Equita, l’advisor finanziario incaricato dalla Fondazione stessa ad “esaminare possibili scenari di diversificazione degli investimenti”, frase che in molti hanno interpretato come “vendita della Banca”.
Non è un mistero che nelle settimane scorse contatti erano stati portati avanti con Bpm (già socia di Banca di Asti al 9,9%), Bper e ultimamente era uscito anche il nome di Unciredit. Nomi che Equita avrebbe portato al tavolo del Cda della Fondazione. La questione è nota: in base alle nuove disposizioni la Fondazione deve scendere nella sua partecipazione in Banca di Asti: attualmente il 31,8% delle azioni vale il 79% del suo patrimonio, e si deve scendere al 44%.
Secondo il sindaco e presidente della provincia Rasero (a cui fanno di fatto capo la maggioranza delle nomine in Fondazione) nel Cda si è solamente preso atto “che c’è più tempo per prendere delle decisioni. Quando Negro è arrivato, le cose erano diverse, bisognava decidere perché il Mef pressava. Bene ha dunque fatto il presidente a muoversi per cercare delle soluzioni”. Ma ora col nuovo protocollo, ci sono altri tre anni davanti: “E non mancano soluzioni diverse – spiega il sindaco – ad esempio quelle che vedono coinvolte altre Fondazioni bancarie del Piemonte”. Il riferimento è a quella di Cuneo, con cui, in verità, già da mesi sono in corso contatti, e che potrebbe essere interessata ad un ragionamento di tipo industriale piuttosto che di solo investimento finanziario.
“A Negro riconosco il merito di aver svolto un’operazione di trasparenza – è la conclusione di Rasero – prima di lui esisteva una sorta di opacità. Lui ha fatto capire a tutti qual era il problema e si è mosso per risolverlo. Tenendo presente che l’obbiettivo è aumentare la redditività degli investimenti della Fondazione in modo da avere più fondi da destinare allo sviluppo del territorio”.