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Rasero: «Gratteri? Mai sentito prima» – Ad Asti non si placa la querelle dopo Passepartout

Il caso è esploso dopo la mancata presenza del sindaco, o di altri esponenti della maggioranza, all’incontro con il Procuratore di Catanzaro in prima linea contro la ’ndrangheta

Può il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, non aver mai sentito parlare di Nicola Gratteri, Procuratore di Catanzaro, magistrato simbolo della lotta alla ‘ndrangheta (molti lo considerano l’erede di Falcone e Borsellino) che dal 1989 vive sotto protezione per via delle sue indagini contro le mafie e la criminalità organizzata? È questa la domanda che tiene banco da giorni e che ha scatenato l’ennesimo “casus belli” tra le forze di minoranza in Consiglio comunale e il sindaco, con tutta la sua maggioranza.

Tutto è nato durante l’ultima serata del Festival Passepartout nel quale Nicola Gratteri era ospite insieme a Beppe Rovera e Beppe Gandolfo. Tema dell’evento “Contro tutte le mafie” ospitato a Palco 19. Ma né Rasero, né il vice sindaco Marcello Coppo e neppure altri esponenti della maggioranza di governo cittadino si sono presentati per ascoltare le parole di Gratteri. Rasero, il giorno dopo, ha anche dichiarato di non conoscere Gratteri e di non aver mai sentito parlare di lui o del suo ruolo di procuratore in lotta contro la ’ndrangheta.

«Non lo conoscevo, il nome non mi diceva nulla e nella locandina di Passepartout non è indicato che fosse un magistrato che, oltretutto, lavora a 1.000 chilometri da casa mia. Non è stata una mancanza di rispetto e di certo non bisogna per forza conoscerlo per essere contro la mafia. Mi risulta che a quell’incontro non abbiano partecipato anche ben altre figure istituzionali di spicco e nessuno si è posto il problema». Rasero spiega di aver chiesto il giorno dopo, durante una conferenza stampa in Provincia, se qualcuno conoscesse Gratteri, «ma anche lì non ho avuto risposte affermative». Comunque la querelle era già scoppiata e l’episodio pronto per diventare un caso politico. Un caso nazionale dal momento che perfino la pagina Facebook in memoria di Giovanni Falcone e quella di WikiMafia hanno riportato il fatto scatenando l’indignazione di molti.

Il post pubblicato sulla pagina Facebook di WikiMafia

Le critiche della minoranza e l’affondo dei Cinque Stelle

Anche la minoranza consiliare di Asti ha preso una posizione contro Rasero e la sua maggioranza.
«Sarebbe stata – commentano dal PD – l’occasione per consegnare al procuratore Gratteri il sigillo della città, in segno di solidarietà e vicinanza con l’operato di tutte le donne e gli uomini che insieme a lui, ogni giorno, lottano contro le mafie. Sarebbe stato un segnale chiaro e inequivocabile per ribadire che Asti ripudia le mafie e che la politica astigiana sa bene da che parte stare». Durissimi i Cinque Stelle: «La lotta all’illegalità e alla criminalità più invadente e pericolosa passa anche attraverso le dimostrazioni ufficiali, i simboli, le campagne informative, educative e culturali, ma soprattutto con il sostegno a chi da una vita si batte con coraggio e dedizione vivendo sotto scorta armata dal 1989 – commentano Cerruti e Spata – La totale assenza del Comune di Asti all’incontro col Procuratore Nicola Gratteri, laddove erano comunque presenti esponenti di tutte le forze dell’ordine, dello Stato, della Provincia è inopportuna, ingiustificabile ed avvilente». Per questo il M5S ha chiesto le scuse di Rasero e le sue dimissioni immediate.

«Vantarsi della non conoscenza, – aggiunge Malandrone di Ambiente Asti – delegittimare con tale atto un uomo che ha un grande ruolo di contrasto alle mafie, legittimare l’ignorare ciò che accade non è ammissibile per un sindaco. La città è fatta di persone che invece studiano, si informano, si impegnano. L’astigiano medio non è uguale al sindaco attuale».

Da parte sua Rasero rimanda al mittente ogni accusa definendola «una polemica strumentale della peggiore minoranza che si sia mai vista in un Consiglio comunale da 30 anni a questa parte». Per quanto riguarda la mancata consegna del sigillo a Gratteri, il sindaco risponde così: «Perché avrei dovuto consegnare il sigillo della Città a Gratteri che non è un astigiano. Il sigillo si dà a nostri concittadini che si sono distinti nel mondo. Comunque scriverò al dottor Gratteri per spiegare l’accaduto, anche se la mia amministrazione ha sempre agito contro la mafia e per la legalità. Dimissioni? Non ho offeso nessuno, né insultato nessuno perché dovrei dimettermi?»

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