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Utopia, finto moralismo
e strumentalizzazione
della politica?

Cinema e politica. Un rapporto sempre più stretto, almeno nel panorama filmico italiano, con tre lungometraggi, usciti nel giro di pochi mesi, incentrati direttamente sulla dimensione politica

Cinema e politica. Un rapporto sempre più stretto, almeno nel panorama filmico italiano, con tre lungometraggi, usciti nel giro di pochi mesi, incentrati direttamente sulla dimensione politica odierna: Benvenuto presidente! di Riccardo Milani (da qualche settimana nelle sale, ben accolto dal pubblico), Viva la libertà di Roberto Andò (uscito sugli schermi a febbraio, con discreto successo) e, prima ancora, Viva l’Italia di Massimiliano Bruno (proposto a ottobre dello scorso anno) sono la testimonianza esplicita di come la settima arte non sia estranea alle sollecitazioni provenienti dalla quotidianità, ma, al contrario, attinga proprio dagli echi ribollenti di ogni giorno la propria capacità di analisi della realtà.

Certo, l’incasso più consistente al box office 2013, finora, resta Il principe abusivo, che con le sue atmosfere scanzonate ma garbate ha ottenuto ad oggi la bellezza di 14,2 milioni di euro. Ma se il film di e con Alessandro Siani non intende programmaticamente superare i confini della commedia fiabesca, Benvenuto presidente!, Viva l’Italia e soprattutto Viva la libertà decollano oltre il registro di battute e gag che pure adottano, utilizzando il filtro della commedia (da sempre, nel nostro cinema, la lente privilegiata per l’osservazione della società, riflettente e deformante al contempo) per raccontare e suggerire qualcosa d’altro, meno evasivo e più urgente. Affidandosi, nei rispettivi ruoli di protagonista, a tre interpreti tutti, a loro modo, carismatici: Claudio Bisio, Michele Placido, Toni Servillo.

Tre film, tre protagonisti, tre limiti evidenti per ogni essere umano, trasformati invece, nelle opere di Milani, Andò e Bruno, in qualità individuali, in strumenti capaci di far invertire la rotta alla politica italiana, trafficona, depressa, degradata, e di cambiare in segno positivo il disastroso profilo etico dei suoi rappresentanti. In Benvenuto presidente! l’ingenuità del bibliotecario e pescatore di trote Peppino Garibaldi funziona come antidoto sorprendente alla macchinazione e al malaffare; in Viva la libertà l’irragionevolezza del filosofo gemello del segretario del principale partito di opposizione si dimostra anticorpo efficace all’apatia e al disincanto; in Viva l’Italia, infine, la malattia che assale un maturo uomo politico, facendogli perdere i freni inibitori e facendogli dire tutto ciò che gli passa per la testa, rappresenta il contrappeso vivificatore alla corruzione e al degrado.

Inutile utopia, finto moralismo e strumentalizzazione dell’attualità? Può darsi. Ma attraverso la finzione a 24 fotogrammi al secondo il privilegio di avere una classe dirigente con la mente lucida e la passione nel cuore sembra davvero a portata di mano.

Paolo Perrone

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