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8 marzo, quelle donneche non possono festeggiare
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8 marzo, quelle donne
che non possono festeggiare

Ci sono donne, oggi, per le quali la festa dell'8 marzo rappresenta ancora la conquista del diritto più importante, la libertà. Sono le ragazze reclutate in Africa che vengono fatte entrare

Ci sono donne, oggi, per le quali la festa dell'8 marzo rappresenta ancora la conquista del diritto più importante, la libertà. Sono le ragazze reclutate in Africa che vengono fatte entrare clandestinamente in Italia e sfruttate sulla strada. Per loro non c'è scelta e non c'è guadagno: solo annientamento del corpo e dei sentimenti per far fare soldi ad altri. Eppure qualcuna che si ribella ad essere trattata come una schiava moderna c'è e la legge italiana offre a quelle come lei una legge che mezzo mondo ci invidia. Se funzionasse.

E' la n. 189 del 2002 che prevede il rilascio da parte delle Questure di uno speciale permesso di soggiorno per protezione sociale alla vittima che denuncia i propri sfruttatori. Ma solo dopo che gli sfruttatori vengono condannati in via definitiva, circostanza che si scontra con la lentezza della giustizia italiana. Ad Asti, in questi anni, l'unità di strada e i mediatori del Piam che si occupano proprio di contrastare la tratta delle donne, hanno accompagnato diverse ragazze in questo percorso di denuncia e di riappropriazione della loro vita affrontando il grande rischio della denuncia degli sfruttatori. Ma non sempre è andata come la legge prometteva. Queste le loro storie di donne "sospese".

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