Lalluvione del 1994, a differenza delle precedenti, dimostrò che il Belbo poteva uscire dal suo corso non solo tracimando lentamente, bensì infuriandosi con una ondata devastatrice. E
Lalluvione del 1994, a differenza delle precedenti, dimostrò che il Belbo poteva uscire dal suo corso non solo tracimando lentamente, bensì infuriandosi con una ondata devastatrice. E fu proprio questonda senza precedenti a spazzare Canelli. Comportamento anomalo, dissero gli esperti, causato dallaccumularsi di acqua caduta in 72 ore di pioggia ininterrotta che andò ad alimentare gli affluenti del Belbo. Il torrente, lungo il suo corso dal ponte di Campetto in poi, si gonfiò poco alla volta raccogliendo lungo il tragitto ciò che trovava: tronchi dalbero, carcasse dauto, legno, materiali abbandonati lungo le rive. Un variegato mondo di rifiuti, verso i quali luomo ha le sue colpe, che poco a poco fece da tappo chiudendo le arcate dei ponti che lo attraversavano da Cossano a Canelli. Sino a quando, dopo aver divelto il passaggio a monte di Santo Stefano Belbo, superò con impeto il ponte in centro al paese di Cesare Pavese per riversarsi con furia inaudita verso la Capitale del Moscato e dello Spumante. Il passaggio della ferrata, allimbocco di viale Risorgimento, nulla potè contro questonda lunga che ruggiva minacciosa.
Dopo aver invaso la piana, fango e acqua si riversarono in città violentando vie, piazze, case, negozi, aziende, cantine. Unalluvione che non aveva storia, alla quale Nani Ponti dedicò anche un libro, di racconti e ricordi, che intitolo proprio Londata. Una devastazione che obbligò a ripensare le (scarse) difese della valle contro la furia degli elementi. Nacque, così, dallallora Magispo, oggi Aipo, il progetto delle casse di espansione: due enormi lagoons a monte di Canelli nelle quali il Belbo può sfogare la propria ira. Un invaso di 40 ettari, capace di accogliere nei suoi due laghi artificiali 1 milione 800 mila mc di acqua. Il costo, finanziato con fondi statali e regionali, è stato di 15 milioni di euro.
Una struttura imponente, che si estende lateralmente al Belbo per circa due chilometri con due bacini di invaso laterali, comunicanti fra loro che, in caso di significative piene del torrente, raccolgono lacqua tramite un regolatore/sfioratore dingresso e uno sfioratore intermedio. I due invasi, le cui arginature raggiungono nel punto massimo 6 metri di altezza, sono in grado di contenere, rispettivamente, 958 mila e 852 mila metri cubi dacqua, per un totale di 1 milione 800 mila metri cubi. La costruzione della cassa despansione, avvenuta tra il 2005 e il 2008, è stata preceduta da una serie di studi e approfondimenti tecnico-scientifici da parte del Politecnico di Milano e del Politecnico di Torino. A Torino i ricercatori universitari hanno sperimentato il funzionamento dellopera con una modellazione fisica.
La gestione tecnica è stata affidata allAipo, con controlli puntuali dellAssociazione dei Comuni rivieraschi e dei tecnici della Regione. Pochi anni dopo, è storia recente, nasce il presidio di difesa territoriale, «uno dei primi in Italia» spiega il sindaco Marco Gabusi. Telecamere e aste di misurazione disseminate lungo il corso dacqua che monitorano costantemente il livello della portata e le sue anomalie. Dati che affluiscono nella sede del presidio, lex Casa Merlini, a ridosso della cassa di espansione del Belbo, primo presidio a difesa del fiume per la prevenzione degli allagamenti e sede della Protezione Civile canellese. Ma, secondo gli esperti, per rendere sicure la valle sarebbe necessaria una terza cassa, a sud del concentrico santostefanese: è già progettata, si aspettano i finanziamenti.
«Possiamo dire che, adesso, la sicurezza del fiume è una realtà commenta Marco Gabusi, che ai tempi dellalluvione aveva 14 anni e visse in prima persona la devastazione – Quanto è stato fatto sul Belbo è un presidio davanguardia che, però, non deve farci abbassare la guardia». Allerta e guardia in difesa sui ciò che la sicurezza di migliaia di persone non può lasciare a se stessa: la pulizia degli affluenti, degli argini e dei bastioni. Interventi che lAipo sta realizzando, «ente con il quale sottolinea il sindaco sottoscriveremo una convenzione per la pulizia annuale degli argini e del letto del fiume. Senza dimenticare i rii che, anchessi, necessitano di manutenzione continua».
Giovanni Vassallo