Quasi due anni di lavori e ancora non si vede la fine della vicenda. Il ripetitore di telefonia mobile di Cinaglio torna a far parlare di sé dopo che il sindaco Flavio Miniscalco ha presentato ricorso al Tar contro il provvedimento della Soprintendenza ai beni culturali. Un’ordinanza che, di fatto, ha bloccato il cantiere e impedito che si concludessero i lavori ormai quasi terminati. «Mancava solo la posa dell’antenna quando un esiguo gruppo di persone, alcune non residenti stabilmente nel nostro comune, ha sollecitato un intervento dell’ente contro l’impianto», dice il sindaco. In una lunga e articolata lettera alla cittadinanza, Miniscalco spiega le ragioni dell’operato dell’amministrazione: «Abbiamo fortemente voluto proseguire in questa iniziativa, dietro richiesta di molti cittadini, per porre rimedio alla grave situazione di discriminazione digitale che affligge il paese. Azione che aveva anche l’importante compito di tutelare le famiglie economicamente più deboli assicurando loro, con una ridotta spesa mensile, accesso a connessioni internet e telefonia».
Una travagliata vicenda
Il comune ha sottoscritto, a fine 2019, un contratto di affitto con la società Wind Tre S.p.A. riguardante un piccolo appezzamento di terreno collocato nei pressi del muro perimetrale del cimitero del paese, poco distante dalla chiesa romanica di San Felice. «Un’area – tiene a precisare il sindaco – totalmente libera da ogni vincolo di qualsiasi natura, tant’è vero che il progetto aveva ottenuto tutte le prescritte autorizzazioni». Tuttavia la Soprintendenza regionale, dopo oltre quattro mesi di studio della pratica, ha deciso ugualmente di porre il suo veto a fine novembre scorso. «Un provvedimento che riteniamo altamente ingiusto, immotivato e lesivo della libertà dei Cittadini. Oltretutto retroattivo perché va a mettere una prescrizione dove prima non c’era e quando già la società aveva ottenuto tutti i permessi necessari dai diversi organismi competenti per materia», commenta Miniscalco. A sostegno dell’amministrazione è anche arrivata, nello scorso mese di gennaio, una petizione popolare, che ha raccolto 109 firme, che sollecitava la conclusione dei lavori di installazione dell’antenna. I cittadini lamentavano, ancora una volta, «la vergognosa situazione di esclusione digitale a danno soprattutto delle fasce di popolazione più deboli». A fronte di questa richiesta, la giunta comunale ha deciso di intervenire attivamente per sbloccare la situazione. «Non possiamo permettere – spiega il sindaco – che ci siano alunni che perdano le lezioni a distanza per via della mancanza di connessione a internet. Non vogliamo che venga compromesso il diritto, sempre più necessario per causa della pandemia, di poter lavorare da casa. Non possiamo consentire che, in caso di necessità, non si abbia la possibilità di chiamare i soccorsi perché manca il segnale del cellulare. Vogliamo che la gente continui a venire a Cinaglio».
Il ricorso al Tar
Da qui la decisione del comune di depositare al Tar del Piemonte il ricorso con cui si richiede l’immediato annullamento del provvedimento in quanto «impone una grave ipoteca non solo sulla stazione radio base, ma anche sulla possibilità di installare, in un prossimo futuro, l’antenna che dovrà diffondere il segnale internet della rete in fibra ottica ad alta velocità». Un analogo ma distinto ricorso al Tar è stato presentato da Wind Tre per far valere le proprie ragioni e per tutelare i propri interessi. Entrambi i ricorsi dovrebbero essere discussi il 23 febbraio prossimo dai giudici amministrativi regionali ai quali si affida con serenità e rispetto il sindaco Miniscalco «perché, mentre il resto d’Italia galoppa verso la rivoluzione digitale, Cinaglio non deve affondare nell’era medievale. È una questione di diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione: diritto alla sicurezza, diritto all’istruzione, diritto al lavoro, diritto a una soddisfacente vita di relazioni famigliari».