Maria e Giuseppe con il Bambino Gesù sistemati su un letto d’ospedale con mascherine e respiratore. Attorno, gli effetti materiali della pandemia: un tavolo apparecchiato con soli quattro posti, lo smart working, le serrande abbassate di un bar. Sono i simboli del “Presepe sociale” che i ragazzi dell’oratorio di Monastero Bormida hanno allestito nella chiesa parrocchiale di Santa Giulia. Una fotografia reale e drammatica che il mondo sta vivendo da nove mesi a questa parte, attanagliata dal Covid 19 e da un’emergenza che non dà segnali di pausa.
Iniziativa che ha preso le mosse da una frase di Papa Francesco. «Quest’anno ci attendono restrizioni e disagi; ma pensiamo al Natale della Vergine Maria e di San Giuseppe: non furono rose e fiori! Quante difficoltà hanno avuto! Quante preoccupazioni! Eppure la fede, la speranza e l’amore li hanno guidati e sostenuti. Che sia così anche per noi!» sono state le parole del Santo Padre. Così Gesù Bambino nasce nella quotidianità, in una prova, spiegano i ragazzi, dalla qual «trarre gli insegnamenti e i segni per una ripartenza più giusta e attenta ai valori e non solo al profitto: riscoprire la solidarietà, la semplicità, lo stare in famiglia, il rispetto per l’ambiente». Così come il rispetto delle regole, scelta di altruismo che «ci ha salvato da danni molto più catastrofici del Covid-19».
g.v.