I carotaggi per lo studio del terreno si terranno in località Sabbioni di regione Crocetta: da indagini geoelettriche compiute negli anni scorsi, tra i 50 e i 100 metri di profondità “sarebbe presente uno strato che potrebbe contenere acqua” ha spiegato il geologo Pierpaolo Sutera, che ha espresso la speranza di poter arrivare fino a 150 metri: “Cercheremo di individuare l’acquifero più profondo, quello che abbia meno vulnerabilità ambientale”.
Se verrà confermata la presenza della falda, si passerà alla seconda fase: quella della progettazione e dell’apertura di un pozzo pilota necessario tra l’altro, attraverso le prove di pompaggio, a determinare la produttività e l’efficienza dello stesso e a definire la qualità dell’acqua. Quest’ultima andrebbe ad alimentare frazione San Grato, nel comune di Villafranca, il cui punto di captazione di località Pieve secondo i tecnici dovrà essere dismesso (si trova tra la zona urbanizzata e l’autostrada).
Il presidente dell’Acquedotto pubblico della Piana (serve 18 centri, tra cui Villafranca) ha indicato che i due terreni di 15.600 metri quadri, su cui si svolgeranno i rilievi, sono già stati acquistati e che i sondaggi sono stati affidati alla società Somiter di Saluzzo.
Il campo sorgentifero di Val Maggiore (22 pozzi sfruttati dall’Asp per l’acquedotto di Asti più altri gestiti dal Consorzio Valtiglione) rivela da tempo problemi di abbassamento della falda: fino a sette metri all’anno.
“La capacità di ricarica non è commisurata al prelievo che se ne fa – ha confermato Vincenzo Gerbi – e questo nonostante dal 2012 a oggi si sia registrato un certo rialzamento”. Processo che tuttavia non risolve la necessità principale: diversificare i punti di captazione creandone di nuovi. In località Sabbioni, è stato indicato dai tecnici, al pozzo pilota potrebbero seguirne altri 2/3 per approvvigionare i centri vicini a Villafranca. Con un’attenzione particolare, ha rilevato Sutera, alla tutela della falda: “Dal punto di vista ambientale dovrà essere un’estrazione sostenibile, andrà determinato il livello di ricarica oltre il quale non potremo andare”.
Rassicurazioni sono state date agli abitanti che si servono dell’Acquedotto Madonna della Neve di frazione Sant’Antonio: il pozzo, profondo 105 metri, oggi serve un’ottantina di utenti e si trova a circa un chilometro dal punto dove, a breve, verranno avviati i sondaggi. Le operazioni procederanno con gradualità e non interesseranno la falda che alimenta Sant’Antonio né metteranno in pericolo i pozzi artesiani della zona. Agli amministratori dell’Acquedotto Madonna della Neve l’invito, da parte del presidente Meliga, a collaborare e a mettere a disposizione la documentazione riguardante la falda e l’impianto.
“L’operazione che andiamo ad avviare va vista come un’opportunità, una ricchezza per questo territorio” ha sottolineato Giuseppe Giuliano, direttore dell’Autorità d’Ambito. Quest’ultima sosterrà i costi del sondaggio, mentre andranno ricercate le risorse qualora si dovesse procedere alla costruzione del pozzo pilota.