Aveva gravi problematiche di stabilità ed era interessato da una proliferazione di fughi, come confermato anche da una successiva verifica, il tiglio di corso Dante che l’amministrazione comunale ha dovuto tagliare su indicazione degli agronomi. Gli esperti ne avevano verificato l’estrema pericolosità per i passanti e indicato al Comune che non c’era modo di salvarlo. Un abbattimento urgente per tutelare l’incolumità pubblica, ma che ha visto un insolito fuoriprogramma animato dal giornalista Sergio Miravalle.
Quest’ultimo, direttore della rivista Astigiani, si è presentato sotto il tiglio, tra via Petrarca e corso Dante, per dargli un ultimo abbraccio e scrivere un post su Facebook immaginando di riportare le ultime parole “pronunciate” dall’albero.
«Stanno eseguendo una condanna a morte. La mia. – ha scritto Miravalle – Sono uno dei tigli più grandi di corso Dante quello accanto alla sede del Genio Civile. Il Comune di Asti ha annunciato la mia fine spiegando che sono malato, il mio tronco è indebolito, nonostante mi sentissi ancora in forze e svettassi in cielo con la mia bella chioma verde».
Ricordando la lunga vita del tiglio e quello che ha rappresentato per molti cittadini, Miravalle ha descritto così gli ultimi minuti dell’albero prima dell’abbattimento: «Un tale è venuto ad abbracciarmi, ha i capelli bianchi, ma io sono perfino più vecchio di lui. Vorrebbe, dice lui, che se davvero sono malato e il segreto del mio tronco lo rivela, questa eutanasia botanica corrispondesse alla messa a dimora di altri alberi. Ne avete bisogno».
[nella foto il giornalista Sergio Miravalle mentre abbraccia il tiglio; nella foto piccola l’interno del tronco]