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Il caso

Ad Asti non ci sarà un Consiglio “in rosa”: elette appena 8 donne su 31 seggi

L’esito del voto alle comunali analizzato da chi si batte per dare più spazio alle donne anche in politica

Il prossimo Consiglio comunale di Asti avrà poche donne elette, alcune delle quali entreranno perché i più votati delle rispettive liste sono stati chiamati in giunta. È sufficiente guardare alla preferenze ottenute dai candidati per capire che il “Rasero bis” non avrà un Consiglio in rosa dal momento che la maggior parte degli eletti è rappresentata da uomini.

Se in giunta il sindaco Rasero ha fatto entrare quattro donne su nove posti (Stefania Morra, Monica Amasio, Eleonora Zollo e Loretta Bologna) dando l’incarico da vicesindaco alla stessa Morra, tra i banchi del Consiglio il rapporto tra donne e uomini è decisamente ingeneroso. Salvo rinunce o surroghe, entrano in Consiglio Carmen Maria Ottonelli, Francesca Varca, Elisabetta Lombardi, Vittoria Briccarello, Maria Ferlisi, Elisa Pietragalla e Domenica Aschiero. Anche Debora Biglia entra in Consiglio comunale in surroga dal momento che, con la formazione della giunta, sale tra i primi tre più votati che hanno accesso a un seggio.

«Qui si regredisce anziché progredire – commenta lapidaria Bianca Terzuolo, presidente della commissione provinciale per le pari opportunità – Mi spiace che qualcuno continui a sostenere che sia per colpa delle donne, che non osano, perché ad Asti c’erano moltissime donne candidate, ma la mentalità dell’elettore ha portato a dare il voto soprattutto agli uomini». È mancato il voto delle donne alle donne, ma per Bianca Terzuolo la situazione è ancora peggio di quello che appare: «Non ci siamo affatto perché, al di là del genere, è mancato anche il voto alle competenze che le donne hanno. Decenni di battaglie per ottenere i diritti e poi siamo ridotti a questo. Anche il tandem del voto di genere, uomo/donna, non ha funzionato. Io sono contro le quote rosa, che mi sembrano più adatte a una “riserva per specie in via di estinzione”, ma anche la campagna elettorale non mi è affatto piaciuta. Peccato, si è persa un’altra occasione».

Loredana Tuzii, consigliera di parità della Provincia di Asti, rincara la dose: «È stato positivo vedere tante donne candidate, ma abbiamo capito, con l’esito degli spogli, che le donne non votano le donne. Secondo me è per un fattore culturale, ma c’è anche una povertà educativa data dal fatto che esiste una certa gelosia tra donne e questo le porta a votare gli uomini». Però Loredana Tuzii è molto felice per la scelta di Rasero di aver chiamato in giunta Eleonora Zollo. «Non l’ha fatto per i voti, che non sono stati molti, ma così facendo ha lanciato un messaggio importante di inclusione di cui spesso si parla, senza tradurre le parole in fatti».

Dispiaciuta per l’esito generale del voto “non al femminile” è Nadia Miletto, presidente della commissione pari opportunità del Comune di Asti, che prima delle elezioni aveva anche lanciato un appello agli astigiani affinché votassero con l’alternanza di genere. «L’appello è stato un buco nell’acqua – commenta – ma ci riproveremo la prossima volta. Non molliamo e continueremo a sostenere che più donne devono entrare in politica, ma capisco che con un tasso così alto di astensionismo c’è un problema enorme che interessa l’elettorato. Comunque – conclude Miletto – promuoveremo una rete tra le donne elette e non elette per lavorare insieme. Più donne che si interessano alla politica significa avere anche più scelta di rappresentanza».

Meno pessimista sull’esito delle elezioni è l’ex assessore Mariangela Cotto che osserva: «Sono soddisfatta perché nella lista per la quale ho sostenuto la doppia preferenza Carmen Ottonelli ha avuto, insieme a Federico Garrone, un ottimo risultato. Sono stati buoni anche i risultati di Loretta Bologna (in tandem con Marco Galvagno) e Debora Biglia (che chiedeva il voto insieme a Mario Bovino). C’è sicuramente ancora molto da lavorare, ma penso che siamo sulla buona strada. Bisogna insistere e dare alle donne più occasioni per farsi conoscere».

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