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Il dibattito

Affidati per altri 5 anni ad Asti Musei i beni culturali del Comune

Rinnovata la convenzione, ma l’opposizione in Consiglio attacca su ruoli, competenze e il massimale sui rimborsi

Con un voto del Consiglio comunale (19 favorevoli, 3 contrari e 6 astenuti) è stata rinnovata la convenzione quinquennale tra il Comune e la Fondazione Asti Musei per la gestione del patrimonio culturale e museale. Una convenzione nata nell’ottobre del 2018 quando l’amministrazione Rasero decise di affidare ad Asti Musei la maggior parte dei poli museali e le collezioni di sua proprietà. Tre le principali novità inserite nella convenzione, come spiegato dall’assessore alla Cultura Paride Candelaresi.

«Il Comune – annuncia – potrà usufruire a richiesta, quando avrà necessità, degli spazi dati alla Fondazione; si crea un Tavolo di coordinamento che potrà essere convocato da entrambe le parti, composto da due soggetti espressione del Comune e due di Asti Musei, per una maggiore coordinazione delle attività; la Fondazione dovrà restituire al Comune fino a 50.000 euro all’anno, scomputando le spese di ordinaria amministrazione, per sopperire ai costi». Ma, per i consiglieri di minoranza, ci sono molti aspetti del documento che meritavano una maggiore analisi nell’apposita commissione consiliare, convocata raramente, per discutere, dati e numeri alla mano, sul bilancio dei primi 5 anni di partnership.

«Le scelte di indirizzo culturale e artistico devono essere riservate al Consiglio comunale e non all’attività stessa della Fondazione – osserva il consigliere Migliasso (Asti Oltre) – ecco perché è importante che si abbia accesso agli atti con tutta la trasparenza del caso».

Senza direttore e comitato scientifico

Per Miroglio (Verdi Asti) «è necessario affrontare il rendiconto dei primi 5 anni non solo dei risultati turistici o economici, ma anche degli effetti sociali e culturali». «Manca un capo (in Asti Musei ndr), una direzione, un responsabile esplicito con competenze specifiche – aggiunge Miroglio – e non so che tipo di formazione abbia il personale che apre e chiude i musei». Anche per Bosia (Uniti si può) «manca un direttore e un comitato scientifico ed è ora che la Fondazione paghi qualcuno che si occupi di questo». Dubbi su un possibile conflitto di competenze sono stati espressi dal consigliere Vercelli (Pd) in merito alla presenza di un CdA, con un membro espressione del Comune e il nuovo Tavolo parallelo. «Apprezzo l’idea di istituire questo organismo, – commenta Vercelli – ma allora a cosa serve il CdA? E il delegato del sindaco nel Consiglio?».

Da più parti sono poi stati espressi dubbi sul previsto rimborso spesa, fino a 50.000 euro, in favore del Comune. «Nel 2022 – ricorda Migliasso – Asti Musei ha sostenuto 63.500 euro per spese di manutenzione più altri 95.000 per l’energia». Cifra che, di fatto, supera di gran lunga il tetto previsto e che quindi non obbligherebbe Asti Musei a restituire alcunché. Ma dagli uffici spiegano che l’accordo è esclusivamente sui beni mobili e immobili del Comune (quindi escluso Palazzo Mazzetti che è della Fondazione CrAsti) e che l’energia elettrica è già pagata dall’Ente pubblico. Per questo i costi di gestione ordinari sarebbero inferiori a 50.000 euro e il margine potrà essere incassato dall’Ente comunale.

A difendere le novità della convenzione ci ha pensato il presidente della Commissione Cultura Roberto Venturini (Fratelli d’Italia): «Prima i 50.000 euro non c’erano, ora il sindaco li ha portati a casa dopo una lunga trattativa. La nuova commissione, formata dai due migliori elementi del Comune e della Fondazione, può stabilire della tracce, ma sarei d’accordo con la minoranza quando dice “se potessimo avere un comitato scientifico”. Occorrono però quattrini che non ci sono, ma è un buon inizio».

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