Dopo le tre aggressioni, ripetute a distanza di pochi giorni, se non di poche ore, contro alcuni infermieri e un addetto alla vigilanza del pronto soccorso di Asti, la deputata del Movimento Cinque Stelle, Chiara Appendino, è stata all’ospedale Cardinal Massaia per confrontarsi con il sindacato Nursind e valutare quali azioni intraprendere per dare maggiore sicurezza agli operatori. L’incontro tra Appendino e il segretario provinciale del Nursind, Gabriele Monatana, è avvenuto oggi pomeriggio alla presenza di altri esponenti del sindacato, del consigliere comunale Massimo Cerruti, dell’avvocato Alberto Pasta e dell’ex consigliere comunale Giorgio Spata.
Con più di 60.000 accessi all’anno, il punto di emergenza e urgenza del Cardinal Massaia è stato teatro di varie aggressioni al personale sanitario tanto da promuovere un “protocollo Asti”, voluto dalla Regione e dalla Prefettura, che ha consentito di installare nuove telecamere e un sistema di allarme “immediato”, tramite bottone, collegato con le forze dell’ordine. Un sistema che funziona, tenuto conto che occorrono, però, circa quattro minuti prima dell’arrivo di una pattuglia. Nel frattempo, eventuali malitenzionati o persone fuori controllo (perché ubriachi, sotto l’effetto di droghe, etc.) hanno il tempo di agire provocando danni a persone o cose. Questo quando non è presente l’agente di polizia che presiede l’ufficio dedicato (dalle 8 alle 14, esclusi sabato e domenica).
«Siamo reduci da tre giornate caldissime nelle quali il personale sanitario è stato aggredito in maniera ripetuta, tre volte – ha spiegato Montana alla deputata dei Cinque Stelle – Abbiamo tanti accessi, ma anche tante aggressioni. Qualcuno dice che Asti non è il Bronx, ma a nostro avviso non è una città abbastanza tranquilla e basta vedere le classifiche nazionali. Secondo noi il tasso di delinquenza è molto alto».
Appendino ha voluto approfondire il contesto nel quale lavorano gli operatori del pronto soccorso cittadino e ha evidenziato i limiti degli strumenti messi a disposizione delle forze dell’ordine a distanza di un anno delle nuove norme antiviolenza contro il personale sanitario che prevedono pene più severe, almeno sulla carta. «Negli ultimi sei mesi le aggressioni, in Italia, sono aumentate del 36% – ha detto la deputata – C’è un problema reale, nazionale che poi pagate voi. Il problema nasce quando il Governo rafforza le pene del reato, ma non mette a disposizione le risorse alle forze dell’ordine. Così si sta scaricando la questione su chi è in prima linea perché l’effetto deterrenza funziona solo se costruisci tutto ciò che c’è intorno alla norma, altrimenti crei solo aspettative disattese. Secondo me quella norma è servita solo a fare propaganda».
Dal confronto tra il Movimento 5 Stelle e il Nursind è emersa, con tutte le sue evidenze, l’altra faccia del problema: perché la gente va al pronto soccorso? Secondo il Nursind, perché non ci sono altri filtri, perché spesso i cittadini non ricevono sufficienti risposte da parte dei medici di base, pediatri, ginecologi e, alla fine, si va al pronto soccorso per qualsiasi problema, anche non strettamente legato a un’emergenza sanitaria. «Dal pronto soccorso non ti possono mandare via – ha aggiunto Montana – e quindi tutti vengono qui».
Da parte del sindacato sono arrivate parole di ringraziamento per il direttore generale che di recente ha previsto una guardia in più e che, dopo l’aggressione, nel giro di poco ha raggiunto gli operatori del pronto soccorso per verificare l’accaduto ed essere loro vicino. «Ma occorre ripristinare un posto di polizia, con due agenti, 24 ore su 24 che possa servire da deterrente – ha aggiunto Montana – Però sappiamo che personale in più, in questura, non c’è».
«Ho intenzione di accendere un faro che parta da Asti, ma in realtà si estenda sul resto del Paese – ha poi rassicurato Appendino – Voi siete un simbolo, partiremo da voi con un’interrogazione parlamentare e un intervento in aula. Ma credo che un tema importante sia quello dell’investimento nella sanità pubblica e la manovra del Governo Meloni è drammatica sotto questo punto di vista. Poi c’è il discorso della medicina territoriale, ci sono i tagli su tutto: dalla Sanità ai Servizi Sociali, ai Comuni. Solleveremo la questione a Roma affinché si sappia cosa capita qua, quindi cercheremo di fare un tagliando sulla norma contro le aggressioni al personale ospedaliero perché i reati sono aumentati, serve qualcosa in più. Infine mi piacerebbe partire da una città del Piemonte con un progetto per un Patto per la sicurezza integrata, iniziando da Asti».
«Da questa vicenda abbiamo capito che non c’è solo un problema di polizia, ma anche sociale – ha aggiunto il consigliere comunale Cerruti – Se uno si permette di comportarsi così senza che nessuno si preoccupi di fermarlo e di seguirlo, vuol dire che l’aspetto sociale è fallito. Quindi anche a livello comunale è un aspetto che solleveremo di sicuro».