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Agricoltura: siccità, diminuzione della produzione e prezzi alle stelle

Uno dei settori maggiormente danneggiati è sicuramente quello della zootecnia

Siccità, rincari e diminuzione della produzione mettono a dura prova gli agricoltori, che ormai da troppo tempo subiscono gli effetti della congiuntura economica, aggravata dalle condizioni meteorologiche. Un’impennata vertiginosa che si protrae ormai da febbraio, mese in cui si è verificato lo scoppio della guerra in Ucraina e che sta rappresentando tuttora un vero e proprio dramma, oltre che umanitario, anche commerciale ed economico. Il notevole incremento del costo di fertilizzanti e gasolio agricolo ha fatto lievitare i costi di produzione alle stelle creando un automatico aumento del prezzo di tutte le materie prime agricole, sia quelle dirette al consumatore finale che, in modo particolare, altri prodotti quali grano, soia e mais. L’aumento esorbitante di queste commodities sul mercato non è comunque in grado di sopperire alle ingenti spese sostenute dalle aziende agricole che si trovano ad avere a che fare con un saldo di gestione negativo. La pesante siccità di queste ultime settimane ha dato il colpo di grazia all’intero settore, causando un ulteriore innalzamento dei costi di produzione (in primis l’irrigazione) e un calo della produzione. L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi, l’essicazione dei foraggi, l’acquisto di macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando preoccupanti ritardi nelle consegne.Gabriele Baldi, presidente della Confagricoltura di Asti, evidenzia una serie di dati preoccupanti: ” Il gasolio, pur tenendo conto dell’accisa agevolata per il settore primario, negli ultimi 12 mesi è aumentato in modo vertiginoso, passando da 65 centesimi a oltre 1 euro al litro, mentre il costo dei fertilizzanti è salito di circa il 300%”. L’anno scorso il fosfato biammonico costava 38 euro al quintale, mentre oggi costa 90 euro; l’urea era quotata 30 euro al quintale, oggi 95 euro. “Questo significa che un anno fa concimare un ettaro di mais costava 226 euro, mentre oggi – dichiara Mariagrazia Baravalle, direttore dell’organizzazione astigiana – se ne spendono 655, vale a dire 379 euro in più in valori assoluti e il 290% in più in termini percentuali”. Uno dei settori danneggiati è quello zootecnico. “Gli allevatori rappresentano sicuramente la categoria maggiormente danneggiata”, afferma Enrico Masenga, coordinatore del settore tecnico della Confagricoltura di Asti. “ Dall’aumento del prezzo dei cereali – alla base di tutti i mangimi animali – deriva un innalzamento dei costi di alimentazione che si attestavano già su valori elevati. Ne consegue quindi una perdita netta per ogni capo allevato e una forte difficoltà da parte delle aziende a sostenere i costi di allevamento che culminano purtroppo spesso con la chiusura dell’azienda stessa”.“ Accanto all’aumento dei costi di produzione, continua a protrarsi anche la tensione nei Paesi che sono i principali destinatari dei cereali prodotti in Ucraina e nella Federazione Russa”, affermano Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle, presidente e direttore di Asti Agricoltura. “Auspichiamo in tempi brevi un piano di ripresa per arginare l’impatto della crisi in atto per sostenere i redditi degli agricoltori tagliati dalla crescita dei costi di produzione, salvaguardando il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo. La riduzione della produzione avrebbe effetti particolarmente negativi sull’inflazione”.Nel frattempo, a supporto dell’intero territorio regionale falcidiato dalla siccità, il Consiglio dei Ministri ha deliberato lunedì 4 luglio, la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico che si è registrato in tutto il Piemonte. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 7.600.000 euro alla Regione Piemonte.“Siamo soddisfatti di questo primo importante riconoscimento da parte dello stato centrale nei confronti dei nostri territori che stanno vivendo un momento particolarmente delicato”, dichiarano il presidente e il direttore della Confagricoltura di Asti. “Ringraziamo la Regione Piemonte per il grande impegno profuso, grazie al quale è stato ottenuto questo riconoscimento. Auspichiamo che dopo lo stato di emergenza venga riconosciuto anche lo stato di calamità per la nostra agricoltura, che a livello nazionale conta già più di un miliardo di euro di danni”.

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