E' un fronte caldissimo quello che ha aperto il Governo pochi giorni fa emanando un decreto che, di fatto, impone il pagamento dell'Imu sui terreni agricoli che si trovino al di sotto dei 600
E' un fronte caldissimo quello che ha aperto il Governo pochi giorni fa emanando un decreto che, di fatto, impone il pagamento dell'Imu sui terreni agricoli che si trovino al di sotto dei 600 metri di altitudine. Una norma che riguarda praticamente tutti i proprietari di terreni agricoli, siano essi coltivatori che semplici titolari di fondi e, soprattutto, è estesa a tutte le classificazioni, comprese quelle che si trovano in aree svantaggiate o depresse. «Una decisione assurda e, come sempre, confusa ed arruffata – è il commento di Alessandro Durando, presidente della Cia di Asti – Sembrava ormai assodato che i terreni agricoli fossero esentati da questo tipo di tassazione e invece ritorna di attualità con un decreto attuativo. E poi, i tempi sono strettissimi così, anche ammettendo che si debba comunque pagare, gli uffici delle nostre sedi di categoria non sarebbero in grado di compilare i moduli relativi e calcolare l'importo della tassa entro il 16 dicembre».
La cosiddetta "Imu agricola" non fa infuriare solo i coltivatori, ma anche i sindaci, perchè il Governo ha previsto che, in vista della sua riscossione da parte dei Comuni, agli stessi venga già tagliata pari cifra dai trasferimenti statali. «Pensare di sanare il bilancio dello Stato colpendo le aree più svantaggiate dello Stato dove i terreni sono sovente improduttivi, è la più strana patrimoniale mai emanata dai tempi dello sceriffo di Nottingham – evoca Dimitri Tasso, sindaco di Montiglio Monferrato – Il taglio casuale ai Comuni senza parametri nè conoscenza dello stato di uso dei terreni dovrebbe comportare il licenziamento in tronco di chi ha predisposto i riparti. Montiglio, ad esempio, si vedrebbe già decurtare di 140 mila euro i trasferimenti statali già ridotti al lumicino».
Non meno infuriato il sindaco di Rocca d'Arazzo, Pierluigi Berta. «Nel mio Comune il 95% dei tereni agricoli da anni sono esenti da tassazioni in quanto rientrano in "zona depressa" e adesso, a dieci giorni dalla scadenza, diventano improvvisamente "buoni" per questa ulteriore gabella di cassa. Detraendo già da subito al Comune 30 mila euro dai trasferimenti statali. Ma quando mai l'amministrazione incasserà questi 30 mila euro dai suoi cittadini se quasi tutti i terreni sono gerbidi, incolti o boschi?» In questa brutta storia di tasse la politica ne esce malissimo.
Dal canto suo l'onorevole Massimo Fiorio ha raccolto le lamentele e, insieme ad un centinaio di deputati del Pd, ha firmato una lettera al Presidente del Consiglio Renzi e al Ministero dell'Economia Padoan per chiedere di emanare un provvedimento urgente che rinvii la rata dell'Imu agricola prevista per l'anno in corso e che venga aperto un confronto per individuare altri parametri che non siano meramente altimetrici, in modo da tassare con efficacia ed equità rispettando i diritti dei contribuenti e le esigenze dei Comuni. Dallo stesso Fiorio arriva la notizia di un'apertura del Governo al rinvio e alla rimodulazione dei parametri dell'Imu.
Daniela Peira