Alba si prepara per una settimana di commemorazione e riflessione nel trentunesimo anniversario dell’alluvione del 5 e 6 novembre 1994, una delle pagine più dolorose della storia della città. In quei giorni, il fiume Tanaro e i torrenti Talloria, Riddone e Cherasca ruppero gli argini, sommergendo gran parte della città e del territorio circostante.
Mercoledì 5 novembre, alle 17.30, si aprirà ufficialmente il programma commemorativo con la cerimonia sotto i portici del Palazzo comunale in Piazza Risorgimento. Qui le autorità cittadine, i rappresentanti delle associazioni di volontariato e della Protezione Civile, insieme ai cittadini, ricorderanno le nove vittime dell’alluvione: Caterina Giobergia e Felicita Bongiovanni, morte all’interno della casa di riposo Ottolenghi; Maria Magliano Sobrino e il nipotino Riccardo Sobrino, travolti dall’acqua in via Piera Cillario; i coniugi Daniele Vola e Daniela Mascarello, scomparsi presso la ditta Aimeri; Emiliano Rossano di Macellai, travolto dalla piena del Tanaro nei pressi del ponte nuovo della tangenziale; i coniugi Carmine Dopo la cerimonia, il corteo attraverserà via Cavour, piazza Garibaldi e corso Torino, fino al ponte Albertino sul Tanaro, dove alle 18.00 secondo tradizione sarà lanciata una corona di fiori nel fiume, in memoria di tutte le persone scomparse. La commemorazione proseguirà nelle giornate di giovedì 6 e venerdì 7 novembre con un’iniziativa rivolta alle giovani generazioni. Il sindaco e assessore alla Protezione Civile, Alberto Gatto, insieme ai volontari, incontrerà gli studenti delle scuole medie cittadine per approfondire i temi della prevenzione e della gestione delle emergenze.
Gli incontri si terranno giovedì 6 novembre alle ore 10.00 nella scuola media del Mussotto in via Cesare Delpiano 5 e alle 11.30 alla scuola “Sandro Pertini” in via Carlo Cencio 14. Venerdì 7 novembre, invece, sarà la volta della scuola media “Macrino” (ore 9.45, corso Europa 1) e della scuola “Vida” (ore 11.45, via Cesare Balbo 8). Momenti di educazione civica e ambientale che si inseriscono nel solco della memoria, ma guardano al futuro: perché conoscere i rischi e saperli affrontare è il primo passo per proteggere se stessi e la propria comunità.
Sabato 8 novembre, alle ore 10.30, nella chiesa di San Giuseppe, si terrà un altro appuntamento significativo: la celebrazione del trentennale della fondazione dell’associazione Proteggere Insieme, nata nel 1995 proprio in seguito all’alluvione, come risposta concreta alla necessità di formare volontari preparati e pronti a intervenire in caso di calamità. Un’associazione che da allora rappresenta un punto di riferimento per il territorio, esempio di dedizione e servizio. Sempre nella giornata di sabato, alle ore 18.00, la Cattedrale di San Lorenzo ospiterà la santa messa in ricordo delle vittime dell’alluvione, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Sarà un momento di raccoglimento per l’intera città, che ancora oggi conserva viva la memoria di quella notte di paura e distruzione, ma anche di solidarietà e speranza.
«Nel trentunesimo anniversario dell’alluvione del 5 e 6 novembre 1994 – ha dichiarato il sindaco Alberto Gatto – la città rinnova il doveroso ricordo alla memoria delle nove vittime e a quanti, in quei giorni drammatici, prestarono soccorso con coraggio e dedizione. L’impegno delle istituzioni, delle associazioni di volontariato, della Protezione Civile e dei cittadini rappresenta tuttora un modello di coesione e di responsabilità civica. Oggi ricordare significa mantenere viva la consapevolezza di quanto accaduto, ma anche valorizzare il senso di solidarietà e di collaborazione che permise alla nostra comunità di rialzarsi e ricostruire».
Un messaggio che diventa invito all’azione: «Quest’anno abbiamo voluto creare momenti di ricordo anche nelle scuole – ha aggiunto il sindaco – affinché le nuove generazioni possano conoscere quella tragedia e riflettere sull’importanza della tutela del territorio e della prevenzione dei rischi, oltre che sulla cultura della sicurezza e sulla cura dell’ambiente che ci circonda. Perché la protezione della città resta un dovere morale e civile di tutta la comunità».