Il ricordo degli amici
Renzo Arato, attore e regista: “Voglio ricordare Aldo, il musicista. Ho avuto modo di conoscerlo bene, quando, anni fa, con grande amicizia mi regalò le musiche di scena del mio spettacolo “La luna nel pozzo” tratto da testi di Franco Piccinelli. Quella piece debuttò ad Astiteatro 16 ed ebbe un grande successo effettuando ben quattro anni di tournée. Cercavo le musiche che potessero inserirsi nelle atmosfere di civiltà contadine di quei testi non banali. Mi capitò tra le mani una cassetta sua, “Luna in crisi”. Erano canzoni che sembravano scritte apposta! Una soprattutto, “Io qualunque”, divenne il filo conduttore dello spettacolo. Aldo era molto fiero dell’operazione. Mi ringraziava perché, nel mio piccolo, portavo la sua musica così ricca di sentimento, in giro per l ‘ Italia. In realtà ero io a dover ringraziare lui per avermi dato un po’ della sua arte. Ora che ci ha lasciato, me lo immagino lassù a suonare ancora “Io qualunque. Ciao Aldo, Renzo Arato.”
Andrea Mattana Renon, presidente Associazione Echi d’Infinito:
“Ho tanti cari ricordi con Cerot e sua figlia Ilaria. Era sempre un piacere incontrarlo e scambiare due parole con lui. Ci lascia un uomo con una immensa passione per la musica, tanta grinta e una simpatia innata. Tra i suoi brani oggi riascolterò “Luna in crisi”, per me uno tra i pezzi più significativi della sua discografia. Grazie Aldo, hai lasciato un’impronta nella mia vita e ti ricorderò per sempre.”
I ricordi dal mondo del tamburello
Edoardo Facchetti, presidente della Federazione Nazionale Palla Tamburello
“Nella serata in cui lo collocai nella hall of fame del nostro sport, lessi dal suo libro “Gli anni in tasca – Storie di gente di collina” queste parole: “Un segreto c’è, nel mio caso, si chiama da sempre solamente Amore, con la lettera maiuscola, per una fede senza limiti verso un gioco, per me divertimento totale, chiamato tamburello. Un attrezzo che mi ha permesso di non essere uno dei tanti affezionati ma credo, con orgoglio e non falsa modestia, di essere un praticante estremo!” Eccolo qui il mio Cerot: si è guadagnato questa fama imperitura non solo per la sua bravura tecnica ma per il suo modo di essere unico e per il suo stile inimitabile.”
Ciao Aldo, ciao mitico Cerot.”
Tra i primi a ricordare “Cerot” anche Mimmo Basso, amico d’infanzia, compaesano nonché compagno di squadra negli anni ’70 e attuale presidente del Comitato Provinciale della Federazione Tamburello.
“Lo ricordo innanzitutto come un amico speciale con il quale ho trascorso la giovinezza. Era molto più di un compagno di squadra: i miei genitori a Revigliasco avevano il negozio di alimentari e tabaccheria nella piazza e il papà e la mamma di Aldo la macelleria a 50 metri di distanza. Quindi ho iniziato a frequentarlo da quando avevo 5 anni e ci siamo visti praticamente tutti i giorni fino a quando mi sono sposato e trasferito. Inoltre abbiamo condiviso esperienze tamburellistiche giocando insieme nel Viarigi scudettato del 1974 e poi a Casale nel 1976. “
Riccardo Bonando, presidente del Comitato regionale della Federazione Italiana Palla Tamburello:
“Con Aldo se ne va un pezzo importante della storia di questo sport e di questo nostro piccolo mondo. Come giocatore lo vidi ormai verso fine carriera, ma si vedeva dalla facilità del colpo e dalle doti tecniche non comuni, il fuoriclasse che era stato e che tutti raccontavano. Ricordo da spettatore, una finale del Torneo a Muro, lui con la maglia del Castell’Alfero, accarezzare la prima palla come nessun altro, lasciando senza parole pubblico e avversari. Grazie alla sua prima pubblicazione, “Chiamatemi Cerot”, scoprii, tra aneddoti, personaggi e bellissime foto, quella che era stata l’epoca d’oro del tamburello. Simpaticamente, penso, che in compagnia di Sandro Vigna, Pinot, Conrotto, Quilico e tanti altri, lassù, ci sarà da divertirsi. Ciao Cerot.”
Nella foto, Aldo Marello con il riconoscimento ricevuto per l’ammissione nella hall of fame del tamburello. Sotto, la mitica SVAB di Castell’Alfero.