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Il caso

Alla Casa di Riposo “Città di Asti” prime lettere di mobilità, ma le speranze di salvarla restano

Già 14 dipendenti hanno ricevuto l’avviso che potrebbe portare al loro licenziamento mentre il commissario continua a mediare tra Regione e privati

Sono 14 gli esuberi e le relative aperture di mobilità tra i dipendenti della Casa di Riposo “Città di Asti”. La vicenda è nota: oltre 8 milioni di euro di debiti pendono sull’IPAB che ospita i 150 ospiti e i 120 lavoratori per i quali non sono previste alcune tutele sociali in caso di licenziamento. Il commissario straordinario Mario Pasino aveva annunciato, durante il Consiglio comunale aperto a inizio settembre, di voler tentare fino all’ultimo di trovare una quadra che potesse garantire un futuro alla Casa di Riposo tramite l’affidamento della gestione a una cordata di imprenditori privati (in particolare quella guidata dalla Acer di Cuneo) disponibili a farsi carico della situazione. Disponibili, ma solo a determinate condizioni.

Così, mentre le lettere di mobilità sono arrivate a sei dipendenti delle cucine, due ausiliarie, due addette al servizio lavanderia e a quattro Oss, siamo arrivati alla vigilia del 5 ottobre, l’ultimo giorno che Pasino si era dato per avere tra le mani un piano di rilancio serio. In caso contrario aveva già annunciato le sue dimissioni.

Oggi sembra che il 5 ottobre passerà senza grandi scossoni perché Pasino non ha gettato la spugna e, anzi, spera ancora che nel giro di pochi giorni si possa arrivare a un accordo.

«Miracoli non se ne fanno, – risponde interpellato lunedì – ma non ho ancora perso le speranze di poter chiudere la trattativa in maniera soddisfacente. Sto aspettando dalla Regione alcune risposte e confermo che da parte di un privato c’è ancora l’interesse a subentrare nella gestione dell’IPAB. Di più non posso dire».

Il commissario, vista la situazione molto delicata, non si spinge oltre anche per non dare false illusioni, ma è praticamente certo che Acer sarebbe disponibile a farsi carico anche del debito da oltre 8 milioni di euro e sarebbe disponibile a investire nella ristrutturazione dell’immobile, passaggio non più rimandabile per ottimizzarne i costi di gestione, a patto di avere una garanzia sui servizi che potrebbero essere ospitati dal Maina in futuro. Per farla breve la Regione dovrebbe garantire che, oltre agli attuali posti letto accreditati tramite l’Asl e ad altri servizi già in essere, l’IPAB possa espandere i propri servizi socio sanitari così da garantire un piano economico sostenibile.

Nel frattempo i sindacati non stanno a guardare e, dopo la notizia delle prime 14 lettere di mobilità, hanno dichiarato uno sciopero per martedì 11 ottobre per tutta la giornata lavorativa. Sciopero che avviene dopo che le organizzazioni sindacali CGIL FP, CISL FP e UIL FPL hanno effettuato un tentativo di conciliazione in Prefettura per scongiurare l’apertura della mobilità. «La dichiarazione di esubero – spiegano i sindacalisti Roberto Gabriele (CGIL), Alessandro Delfino (CISL) e Dino Penso (FPL) – non è stata preceduta dal confronto con le organizzazioni sindacali come previsto agli articoli 5 e 10 del CCNL-Funzioni locali 2016/2018». I sindacati si dicono comunque pronti a un nuovo confronto in Prefettura.

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