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Storia senza fine

Alluvione ’94 in Piemonte: le aziende di nuovo sotto attacco per i rimborsi

L’Inps torna a chiedere indietro gli indennizzi. Delegazione a Roma capeggiata dall’assessore Gabusi per trovare i 12 milioni di euro che salverebbero tante aziende

Si riaccende, ancora una volta, una fiammella di speranza per le aziende piemontesi alluvionate nel 1994 (fra le quali molte astigiane) in causa con l’Inps per non dover rimborsare gli indennizzi ottenuti dopo anni di battaglia giudiziaria.
Nei giorni scorsi, l’avvocato Emilio Sellitti che difende numerose aziende per questa vicenda, due imprenditori astigiani alluvionati con problemi di rimborsi e l’assessore regionale Marco Gabusi, sono andati a Roma ad incontrare i dirigenti dell’Inps su appuntamento fissato dal Ministero degli Interni.
L’urgenza di tornare a Roma a discutere ancora di questi rimborsi è nata dal fatto che recentemente l’Inps ha avviato le azioni di recupero degli indennizzi versati alle aziende a seguito di sentenze a favore degli imprenditori.
In breve, i processi erano stati intentati dagli imprenditori alluvionati che chiedevano l’equiparazione del diritto al rimborso del 90% dei danni subiti così come era accaduto in precedenti calamità naturali. Cosa contro la quale l’Inps ha sempre opposto resistenza, presentando ricorsi e appelli. Sempre persi fino a quando non è stato chiesto alla Commissione Europea di esprimersi sulla legittimità di questi rimborsi, paragonati ad aiuti di Stato per i quali serviva un’autorizzazione mai richiesta. In attesa della decisione tutti i processi erano stati “congelati” e rinviati. La Commissione aveva poi deliberato sul fatto che gli indennizzi erano regolari a patto che venisse dimostrato che l’insieme degli aiuti ricevuti anche sotto altre forme non avesse ecceduto il danno subito. Impossibile da dimostrare per le aziende visto che non erano più in possesso della documentazione contabile essendo passati più di 10 anni, termine massimo previsto dalla legge per conservare tutti gli atti. A fronte di questo limite, la Commissione Europea aveva decretato che chi aveva ricevuto gli indennizzi non era tenuto a restituirli in quanto non era più possibile risalire al totale dei danni subiti e dunque non era più possibile fare il conto finale.
«Nonostante questa decisione europea – spiega l’avvocato Sellitti – la Corte di Cassazione ha ugualmente sentenziato sui processi “in essere”, cioè pendenti all’atto decisione della Commissione Europea rinviando i processi alle Corti d’Appello per quel famoso calcolo di equità fra quanto ricevuto dall’Inps e il totale degli aiuti avuti all’epoca dalle imprese sotto ogni forma. Calcolo che rimane impossibile proprio perché le aziende non hanno più la documentazione disponibile. Tenendo conto che il 2024 segna il trentennale dall’evento». Annunciando di aver fatto una segnalazione alla Corte di Giustizia europea.
Perché è importante risolvere questa vicenda? Perché l’Inps sta chiedendo indietro gli indennizzi e questo significa mettere in ginocchio le aziende superstiti che stanno vivendo un momento di grande crisi. Significa che qualcuna di loro potrebbe chiudere i battenti, altre dover rinunciare a dipendenti mettendoli in cassa integrazione e impoverendo il territorio.
Proprio un’azienda astigiana seguita dall’avvocato Sellitti che aveva ricevuto l’indennizzo di 1 milione dall’Inps (riferiti ai contributi completi che erano stati versati nei tre anni post alluvione e che successivamente erano stati decretati non dovuti) si è vista chiedere la restituzione di 800 mila euro perché è riuscita a dimostrare danni solo per 200 mila euro, avendo ritrovato quasi fortunosamente una prima e molto provvisoria perizia datata 1995. E sono molte le aziende per le quali l’Inps ha già ottenuto una rateizzazione per la restituzione dei rimborsi prima dati e poi richiesti indietro.
In tutto si tratta di una cifra fra i 10 e i 12  milioni di euro sulle tre province alluvionate nel 1994. Una cifra che potrebbe essere sanata con un capitolo della legge finanziaria tacitando l’Inps che interromperebbe così le restituzioni degli indennizzi. Gabusi e il presidente della regione Cirio, (il primo per anni sindaco di Canelli, città particolarmente colpita dall’alluvione, il secondo profondo conoscitore della problematica per averla a suo tempo portata all’attenzione dell’Unione Europea quando ne era parlamentare), hanno già inviato una lettera e tutti i parlamentari piemontesi chiedendo una modifica legislativa per risolvere questa vicenda.
A distanza di 30 anni l’alluvione continua a fare danni.

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