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Attualità

Alveari decimati a causa dei pesticidi: anche da Asti l’appello disperato degli apicoltori

Il presidente onorario di Aspromiele conferma la forte moria delle api anche nei nostri territori. E punta il dito

Un’estate passata a contare le “famiglie” morte

Non c’è bisogno di leggere notizie o ricerche di mezzo mondo per toccare con mano la disperazione dei apicoltori per la costante moria delle arnie. Il fenomeno più temuto per i suoi risvolti su tutte le attività umane di coltivazione è arrivato anche nell’Astigiano e chi si occupa professionalmente o amatorialmente dell’allevamento di api lancia un vero e proprio grido di dolore dopo un’ennesima stagione passata a contare le “famiglie” morte.

Parla il presidente onorario di Aspromiele

A dar voce a questa disperazione è Massimo Carpinteri, ex presidente di Aspromiele (ora presidente onorario), vice presidente dell’Osservatorio Nazionale di produzione e mercato del miele, presidente degli Ambasciatori del Miele. Carpinteri vive in una frazione fra Montafia e Villanova e lì racconta lo stato dell’arte dell’apicoltura.
«Cambiamenti climatici e uso “criminale” di pesticidi stanno sterminando le api – dice senza mezzi termini – e non è un problema solo degli apicoltori ma di tutta l’umanità perchè le api, lo ricordo, non sono solo “fabbriche” di miele ma anche e soprattutto impollinatori che consentono la coltivazione del cibo».

Massimo Carpinteri al centro della foto con due apicoltori della zona: Franco Candelo e Francesco Vitale

Impariamo dagli Stati Uniti

Ricordando che, negli Stati Uniti, vengono allevate prevalentemente per questo loro fondamentale ruolo nell’agricoltura e gli apicoltori vengono richiesti nei grandi distretti di produzione della frutta per mantenere alta la produzione.

Inverni troppo caldi e primavere troppo fredde

I cambiamenti climatici anche quest’anno hanno contribuito alla moria: estati troppo siccitose, inverni troppo caldi e primavere troppo fredde rispetto alla norma provocano uno “scombinamento” nelle abitudini delle api che non trovano nettare sufficientemente nutriente e finiscono per non avere abbastanza scorte per la sopravvivenza delle famiglie.

Per adattarsi servono almeno 20 anni

«Va detto che si tratta di insetti in grado di adattarsi ai cambiamenti, ma hanno bisogno di tempo, almeno 20 anni per riprogrammare il loro sofisticato e complesso ciclo di sopravvivenza – spiega Carpinteri – e l’uomo deve fare in modo di non farle estinguere prima di concludere l’adattamento».
Ma il presidente onorario Aspromiele, più che dei cambiamenti climatici, è preoccupato sull’altro pesantissimo fattore di distruzione di massa delle api: i pesticidi.

Avvelenamenti continui

«Abbiamo continui avvelenamenti di apiari dovuti a comportamenti criminali di pochi agricoltori disonesti che non seguono le regole».
Si riferisce ai trattamenti diffusi in agricoltura nei frutteti, nelle vigne, nei noccioleti e negli sterminati campi di mais.

Regole buone contro agricoltori “criminali”

La legge, pur con ampi margini di miglioramento, già tutela la sopravvivenza degli apiari dagli avvelenamenti da pesticidi. Le norme prevedono il divieto di trattare le piante in fioritura, quello di irrorare i pesticidi senza aver prima falciato l’erba intorno al campo e ancora il divieto di trattare prima della stagione delle melate.
«Va detto che la maggioranza degli agricoltori rispetta queste regole – sottolinea Carpinteri – ma ne basta uno che le violi per fare dei danni immensi ai nostri apiari».
Per dare l’idea della tossicità dei pesticidi, si pensi che un grammo di un qualunque pesticida neonicotinoide equivale a svariti chili di pesticidi di vecchia generazione come il DDT.

Le sopravvissute sono deboli e malate

«E quando le api sopravvivono, sono indebolite e non riescono a garantire un futuro all’apiario. E’ come – spiega Carpinteri – un’intera nazione popolata da persone che soffrono di gravi patologie neurologiche».

Avvertenze che riguardano anche i coltivatori hobbysti

L’appello che si leva forte da Carpinteri e dagli altri apicoltori è quello di prestare la massima attenzione alle regole dettate per i trattamenti, a leggere bene le etichette dei prodotti che le riportano.
E questo è rivolto non solo agli agricoltori professionisti, ma anche agli hobbysti che coltivano piccoli orti o campi: anche un trattamento su una piccola superficie può fare grandi danni.

Inasprimento delle sanzioni e sequestro dei mezzi

Una soluzione potrebbe essere una campagna straordinaria di controlli sui trattamenti in campo con l’inasprimento delle sanzioni e il sequestro dei mezzi. Insomma il pugno duro contro quegli agricoltori che non seguono le regole e contribuiscono, spesso per meri motivi di indifferenza, allo sterminio delle api.
«Noi non vogliamo arrivare ad esasperare il confronto con gli agricoltori – conclude Carpinteri – molti di loro sono anche apicoltori e viceversa e tutti “lavoriamo” con la stessa materia prima, ovvero la natura. Ma in questo confronto gli apicoltori sono profondamente deboli perchè basta un atto sconsiderato degli agricoltori per vedere svanito il proprio lavoro. E, ribadisco, se scompaiono le api, gli agricoltori si possono trovare un altro mestiere, ma è tutta l’umanità a restare senza impollinatori per frutta e verdura».

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