Parla il presidente dell’Unione industriale Amalberto
«Ora c’è l’emergenza sanitaria. Ma, in un secondo momento, arriverà l’emergenza economica. Saremo tutti chiamati a fare sacrifici».
Andrea Amalberto, presidente dell’Unione industriale di Asti, interviene sulla situazione del mondo produttivo locale il giorno dopo l’ultimo decreto del premier Conte che contiene misure ancora più restrittive per contenere il contagio da Coronavirus. Ha infatti stabilito la chiusura, da ieri (giovedì) al 25 marzo, delle attività commerciali e dei servizi non essenziali, consentendo però la produzione nelle fabbriche.
Il commento sull’ultimo decreto
«Non sono un medico – sottolinea Amalberto – per cui non posso parlare con cognizione di causa dell’emergenza sanitaria in atto. Sento che ci sono tanti problemi, soprattutto in Lombardia, per cui bisogna fronteggiare la diffusione del virus. In tale situazione, insieme ai colleghi del mondo confindustriale piemontese, ieri (mercoledì, ndr) ho rivolto un appello al governatore regionale Alberto Cirio per chiedere che, a fronte di un nostro impegno a lavorare seguendo nel dettaglio le misure di restrizione per evitare contagi, non venisse bloccata la produzione. Appello che è stato fortunatamente accolto. Fermare la produzione, infatti, non è come abbassare le saracinesche di un negozio. Da una parte perché ci sono impianti, per esempio nelle vetrerie, che per essere spenti richiedono un processo di varie settimane. E che, per tornare a funzionare, dovrebbero essere smontati e rimontati, con un aggravio ingente di costi. Dall’altra perché le nostre aziende hanno clienti anche all’estero, dove provvedimenti di questo tipo non sono stati per ora presi, per cui perderebbero commesse che sarebbero indirizzate a fabbriche di altri Stati. Senza contare, inoltre, che il blocco della produzione avrebbe creato problemi anche alla filiera dei generi di prima necessità».
Il lavoro in azienda
Ora, quindi, gli imprenditori sono stati chiamati a lavorare prendendo diversi provvedimenti.
«Dobbiamo fare ricorso il più possibile – continua – al telelavoro dei dipendenti, laddove attuabile; fermare l’attività nei settori non essenziali, come l’amministrazione, puntando allo smaltimento delle ferie degli impiegati. E, ovviamente, applicare la normativa per garantire l’incolumità di coloro che continuano a lavorare in azienda, come previsto dal decreto. Ad esempio mantenendo le distanze di sicurezza tra i lavoratori; potenziando la sanificazione dei locali; fornendo tutti gli strumenti (come le mascherine, che peraltro sono difficili da trovare) per consentire di lavorare in tranquillità. Tutti impegni, di cui ho solo citato alcuni esempi, che impongono un ulteriore sforzo economico alle imprese».
Tanto che, nell’Astigiano, due aziende hanno deciso, potendolo fare, di chiudere in questo periodo progettando di lavorare tutta l’estate, senza fermarsi ad agosto.
«Lavoreremo per il Coronavirus tutto il 2020 – conclude – per cui è necessario che il Governo, attraverso il decreto che sarà emanato a breve, intervenga in modo massiccio concendendo strumenti quali la cassa integrazione in deroga per tutte le aziende e aiuti a livello finanziario. Se ora c’è un’emergenza sanitaria, in un secondo momento si verificherà un’emergenza economica. Tutti saremo chiamati a fare sacrifici».