L’idea è ambiziosa: rigenerare un pezzo del vecchio ospedale, facendolo diventare un elemento «identitario e attrattivo» e quindi in grado di rilanciare tutto il quartiere.
La scommessa è del Gruppo Costruttori dell’Unione industriale, che ha coinvolto il Politecnico di Torino e una trentina di futuri ingegneri che si sfidano in un Challange in cui si chiede di «immaginare un edificio polifunzionale innovativo nel sito ex ospedale di Asti». La sfida è partita la scorsa settimana con un sopralluogo degli studenti nel grande complesso definitavemente abbandonato nel 2005.
«Quell’area della città, tra l’ex ospedale e l’ex Casa di riposo Maina, è a rischio degrado – spiega Carlo Fornaca, presidente dei Costruttori astigiani – Bisogna fare qualcosa: la nostra idea è di partire col recupero della cosidetta “parte nuova” del vecchio ospedale, cioè quella non sottoposta a vincoli storici e che si affaccia su viale alla Vittoria, per farne un volano di sviluppo per tutto il quartiere».
Come? «Il nuovo edificio deve favorire un processo di rigenerazione urbana; la sua forma deve essere iconica e riconoscibile, con un’altezza massima di 70 metri. Deve essere flessibile e adattabile a vari usi (uffici, sale conferenze, camere per gli ospiti, punti panoramici, ecc). La sostenibilità deve essere esplorata in tutti i sensi (ambientale, efficienza energetica, manutenzione, durata, flessibilità)».
A cimentarsi sono una trentina di studenti del Politecnico (in gran parte stranieri, soprattutto iraniani, cinesi, indiani), coordinati dai docenti Carlo Deregibus e Maria Pia Vozzola; hanno 14 settimane di tempo per predisporre i loro elaborati che saranno poi valutati da una Commissione. E dopo?
«La mia idea – spiega Fornaca – è di creare una Fondazione che veda alleati pubblico e privati con un obbiettivo ben preciso: realizzare questo intervento e reinvestire il ricavato nel recupero della restante parte del quartiere».
A cominciare dalla parte dell’ex ospedale vincolata: «Un intervento che richiede un investimento oggi non sostenibile a meno che non venga coinvolto un soggetto come potrebbe essere la Fondazione che ho in mente, senza fini di lucro, che ha come scopo proprio il recupero di tutta quell’area».
Intanto bisogna però iniziare e il là a tutto potrebbe arrivare dalla nuova costruzione. Un paio di anni fa, quando il progetto fu lanciato, si era parlarto di un edificio a forma di grappolo. «Deve essere qualcosa di attrattivo e identitario – sottolinea Fornaca – qualcosa che richiami visitatori come si va a Milano a vedere CityLife o a Parigi il Beaubourg o guardando al passato, la Torre di Pisa. Da tutto il mondo si parte per vedere queste opere uniche. Così dovrà essere per questo nuovo edificio, qualcosa che attragga visitatori, quindi movimento sulla città. E questa è la scintilla che permetterà di intervenire su tutto il resto».