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Anche Asti merita quelle piazze,quei parchi, quegli edifici e quei fiumi
Attualità

Anche Asti merita quelle piazze,
quei parchi, quegli edifici e quei fiumi

“Utopico è ciò che si realizza”. Con questa frase Piergiorgio Tosoni aveva introdotto gli incontri preparatori di A.S.T.I. Fest. Oggi, a consuntivo della manifestazione che nel weekend ha

“Utopico è ciò che si realizza”. Con questa frase Piergiorgio Tosoni aveva introdotto gli incontri preparatori di A.S.T.I. Fest. Oggi, a consuntivo della manifestazione che nel weekend ha vissuto il suo momento clou, gli organizzatori del primo festival dell’Architettura astigiano riprendono quell’espressione. “Di utopia si è trattato – spiega Marco Pesce, anima dell’iniziativa insieme a molti altri architetti dell’ordine locale – dell’utopia di far parlare i cittadini della propria città, di dare voce a quanti solitamente non ce l’hanno, di riunire in un cortile o in un teatro i diversi attori della vita sociale cittadina”. Tra venerdì a domenica al Teatro Alfieri e alla Cascina del Racconto si sono avvicendati architetti e urbanisti non solo italiani a presentare piazze, contenitori dimessi rifunzionalizzati, aree verdi lungo i fiumi realizzate in contesti simili a quelli della nostra città (sempre alle prese con le criticità di piazza Campo del Palio, ex ospedale, Way Assauto, lungo Tanaro e Borbore).

I contributi sono stati di livello. Tra gli ospiti Eloisa Vacchini, figlia di Livio Vacchini di Locarno, Fabrizio Rossi Prodi di Firenze, Vittoria Massa associata di Gae Aulenti, Emanuela Valle di Roma, Augusto Cagnardi, socio dello Studio Gregotti di Milano e Jurij Kobe, fondatore dello studio Atelier Arhitekti di Lubiana. Si è parlato di connessioni, del rapporto con l’esistente e con il verde, della città come rapporto sociale, del tempo come materiale di progetto. E poi di cambiamento come risorsa, di ascolto della voce dei luoghi e di interventi leggeri e rispettosi del costruito. Domenica, nell’incontro degli architetti con il Coordinamento Asti Est, dopo aver trattato di emergenza abitativa, si è giunti a immaginare possibili esperimenti di autocostruzione o autorecupero di edifici pubblici da destinare alle famiglie sotto sfratto o senza casa, sulla scorta anche di esempi già attivi in altri Paesi europei.

Pesce ci tiene a sottolineare il respiro dell’iniziativa. “Anche nelle giornate preparatorie abbiamo mostrato immagini di immobili pubblici chiusi da anni, scorci di fiumi dimenticati, fabbriche e piazze che attendono nuove o antiche funzioni. Abbiamo tentato di far avvicinare parti della società che raramente dialogano, di parlare di architettura, urbanistica e società, ma anche di poesia, memoria e futuro. Non cadiamo nell’errore di pensare che le realizzazioni viste siano troppo belle, che Asti non valga le città ospitate, che noi e i nostri figli non meritiamo quelle piazze, quegli edifici, quei parchi e quei fiumi”.

r.n.p.

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