«Anche quest’anno si è verificato un problema che si ripete da tempo: insegnanti e personale Ata, supplenti con incarichi di alcuni mesi, non vengono pagati nei tempi previsti e rimangono senza stipendio per settimane o mesi».
A parlare è Diego Meli, segretario regionale Uil scuola, sindacato che lo vede anche responsabile della sede astigiana.
La questione
«L’annosa questione – precisa – riguarda docenti o dipendenti Ata (collaboratori scolastici, impiegati tecnici e amministrativi) che accettano incarichi di supplenza definiti in gergo “brevi”, ovvero di pochi mesi e non annuali. Parliamo, quindi, dei lavoratori precari più deboli, per esempio di giovani insegnanti che, per cominciare ad accumulare punteggio al fine di entrare nel mondo della scuola, sono disposti a trasferirsi dalla città di residenza per svolgere l’incarico ottenuto. Questo personale è retribuito direttamente dalle scuole, tramite i fondi “girati” dal Ministero dell’Istruzione a questo scopo. Ma spesso capita che questi fondi si esauriscano, per cui gli istituti non possono più provvedere al pagamento degli stipendi fino a quando il Ministero non ne “rimpingua le casse”. Ovviamente la situazione non è generalizzata ed è legata principalmente al numero di supplenti di cui una scuola si avvale per coprire assenze legate a maternità, periodi di aspettativa e malattia. Ma io ne faccio una questione di principio: è possibile che nel 2024 lo Stato non sia in grado di retribuire puntualmente i lavoratori? Ci sono insegnanti e dipendenti Ata che ancora attendono lo stipendio di novembre».
La richiesta
Come ogni anno in questo periodo il sindacato si è rivolto al Ministero dell’Istruzione per chiedere di risolvere una volta per tutte il problema. «Questa situazione – conclude Meli – va sanata in fretta. Abbiamo saputo che è stata effettuata una prima emissione speciale di fondi alle scuole, che sarà seguita da una seconda tranche il 27 gennaio. Verificheremo se il pagamento sarà effettuato e se sarà risolutivo, in modo che i lavoratori in questione non abbiano più stipendi da attendere».