Le strutture private hanno protestato per essere state dimenticate
Un conto è annunciare sussidi economici o contributi a fondo perduto, un altro è trovarsi gli accrediti sui conti correnti. Ma quando la tua attività non viene neanche inserita nell’ultimo decreto del cosiddetto Rilancio, è logico pensare di essere stato completamente dimenticato dalle istituzioni. Succede agli asili nido privati, che lamentano di non aver ancora ricevuto un euro di contributo per tenere in piedi le strutture, ma non va meglio per i baby parking e per le scuole private paritarie a loro volta lasciate in attesa di un reale aiuto economico che permetta di superare, in qualche modo, la Fase 2. Perché qui non si tratta di arricchirsi, ma di non chiudere per sempre attività strategiche tra i servizi per l’infanzia i quali garantiscono il 65% delle richieste in tutto il Paese.
Oggi c’è stata la formale protesta di molte strutture private, che forniscono servizi ai più piccoli, pronti a rivendicare il diritto di sopravvivere mentre il Governo sta chiedendo loro di prevedere centri estivi, a partire dal 15 giugno, osservando indicazioni ancora poco chiare e linee guida, in certi casi, del tutto inattuabili.
Oggi pomeriggio l’assessore regionale Elena Chiorino ha voluto incontrare un gruppo di manifestanti, ma c’è poco da stare tranquilli perché, stando a quanto raccontato dai diretti interessati, le strutture non hanno ricevuto aiuti economici e l’ombra del fallimento è dietro l’angolo.
Per il baby parking aiuti zero, ma abbondano le incognite per settembre
“Abbiamo ricevuto i 600 euro delle partite iva, ma per il baby parking in sé non abbiamo visto alcun sostegno economico – racconta l’educatrice Silvia Debenedetti contitolare di Bim Bum Bimbo, ad Asti – Quello che ci spaventa di più è la mancanza di linee guida certe per organizzare il centro estivo che dovrebbe partire il 15 giugno. A noi vengono affidati bimbi da 6 mesi a 3 anni con i quali è impossibile tenere il distanziamento sociale, ma anche pensare di tenere i bambini all’aperto, quando fuori ci saranno 40° all’ombra, mi sembra una richiesta assurda. Noi potremo accogliere molti meno bambini di prima, non potremo coprire le spese fisse, ma mi chiedo cosa faremo a settembre dal momento che non esistono ancora regole certe per la riapertura. Io e le mie socie abbiamo deciso di esserci, di investire nei dispositivi di sicurezza, ma è certo che non puoi organizzarti senza sapere quali siano i paletti nei quali lavorerai”.
Dall’asilo nido: “L’unico aiuto è stato il prestito da 21.000 euro che dovremo restituire”
Se a gestire un baby parking privato c’è poco da stare tranquilli, i titolari di un asilo nido privato non se la passano meglio. In questo caso a raccontare quanto sta succedendo sono i titolari dell’asilo nido Babylandia di Asti, Cristina Ferrero e Claudia Gambino, che accoglie bambini da 3 mesi a 3 anni: “Da quando abbiamo interrotto l’attività a fine febbraio abbiamo sentito tante promesse, tanti annunci, ma non abbiamo visto 1 euro. Non abbiamo avuto diritto ai 600 euro delle partite iva, essendo noi una cooperativa, – raccontano – ma non abbiamo visto neanche la cassa integrazione perché stiamo ancora aspettando quella di marzo, né un aiuto a fondo perduto da parte del Governo o della Regione. E sì che la la stessa Regione ci aveva fatto compilare un modulo per sapere quanti bambini avevamo tra i nostri iscritti così da erogare un contributo. Invece, fino ad oggi, nulla, ma c’è tempo fino a giugno per ottenere i contributi quindi speriamo in bene. L’unico aiuto economico è arrivato accendendo il prestito da 25.000 euro, poi scesi a 21.000, che dovremo iniziare a restituire alla banca fra 2 anni”.
Le contitolari dell’attività suggeriscono che, per affrontare l’emergenza che interessa molte strutture simili, si potrebbe prevedere il pagamento del bonus nido, erogato dall’INPS come rimborso ai genitori che ne usufruiscono, pagandolo però direttamente alle strutture. “E’ un contributo che va da 136 a 220 euro a seconda del reddito – continuano da Babylandia – e già erogare 136 euro a bambino rappresenterebbe un po’ di ossigeno per la nostra attività”. Per quanto riguarda il centro estivo, le linee guida indicano l’utilizzo di aree verdi o zone all’aperto per garantire le distanze di sicurezza, ma senza disporre di questi spazi, sembra che la vera ripresa potrà esserci solo a settembre. “Le famiglie vogliono riportare i loro figli nel nostro asilo nido, – concludono le contitolari – ma in questo momento siamo bloccati in attesa che qualcuno si ricordi che esistiamo. Abbiamo inoltre sostenuto un grande investimento per una struttura tutta nuova che apriremo a settembre, tra via Lamarmora e via Allende, dove avremo l’asilo nido e il nuovo baby parking; crediamo nel nostro progetto, iniziato prima dell’emergenza sanitaria, e andremo avanti per realizzarlo come da programma”.
Il commento dalla scuola paritaria Madre Maria Mazzarello di Asti
Suor Isabella Maiolo è la responsabile dell’Istituto Mazzarello di Asti, una scuola paritaria che ospita i bambini della materna e delle elementari. Anche qui la situazione è critica sia per la mancanza di reali aiuti economici da parte dello Stato, sia perché ancora oggi non esistono regole certe per immaginare come potrà ripartire l’anno scolastico a settembre.
“Abbiamo ascoltato i vari annunci fatti dallo Stato, tra cui quello del fondo da 150 milioni (inserito nel decreto Rilancio ndr) che vuole riservare alle scuole paritarie, ma in concreto non c’è ancora nulla – spiega la religiosa – In questo momento i nostri 19 dipendenti sono pagati grazie a un fondo integrativo e una quota sostenuta dall’istituto, ma da marzo non incassiamo le rette della materna e nella primaria, facendo lezioni a distanza, ne chiediamo solo metà. Come scuole paritarie abbiamo domandato allo Stato di anticipare a maggio i contributi previsti per ogni anno scolastico, di solito pagati a dicembre. Sappiamo che il Governo li ha già trasferiti alle Regioni e quindi chiediamo a quest’ultime di sbloccarli. E’ chiaro che si tratta di soldi già previsti, non extra, ma utili per andare avanti”.
Il decreto Rilancio prevederebbe 65 milioni per indennizzare le perdite sulle mancate rette per chi fa servizi di asilo nido o per l’infanzia e 70 milioni per le scuole primarie e secondarie.
I risparmi non sono infiniti e troppi dubbi restano da sciogliere. Come quelli sul centro estivo, sui cui la Mazzarello sta facendo le dovute valutazioni. Per settembre anche Suor Isabella Maiolo conferma la totale mancanza di linee guida. “Già organizzare il centro estivo non è semplice, ma come si può adattare una scuola, ad esempio effettuare lavori di muratura per allargare le classi, se nessuno ci spiega come saranno strutturate le lezioni? O quanto dovranno essere grandi le classi? D’altronde – conclude con amarezza – la scuola sarà l’ultima realtà ad aprire, addirittura dopo gli stabilimenti balneari, e nessuno si sta lamentando di questo”.