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Asili nido comunali, ad Asti 123 bimbi nelle liste d’attesa

Molte famiglie non hanno trovato posto nelle strutture del Comune, ma tra convenzioni con i privati e imminenti riaperture si punta a ridurre gli esuberi

Con 324 domande e 181 ammissioni, escludendo quelli che non risiedono ad Asti (una ventina) sono 123 i bimbi, da 0 a 3 anni, finiti nella lista d’attesa per un posto in un asilo nido comunale. Una mancanza di posti che ha convinto, quando non obbligato, molte famiglie a optare per le strutture private che comunque, ad Asti, hanno a disposizione 228 posti di cui 58 in custodia oraria (i cosiddetti baby parking), 72 nelle sezioni primavera (tra 2 e 3 anni), 50 nei nido e 48 nei micronido (le strutture con sole due sezioni).

I numeri sono stati confermati dall’assessore all’Istruzione Loretta Bologna che è ben consapevole della carenza di posti, ma che sta cercando di traghettare l’attuale situazione verso lidi più sereni. In particolare verso il 2026, termine deciso dalla Regione affinché i Comuni aumentino i posti disponibili. «Siamo tra i pochi capoluoghi che hanno mantenuto tutti i nidi comunali nel corso del tempo, ben sei, continuando a investire – commenta l’assessore Bologna – A luglio è stato fatto un concorso assumendo cinque operatori. Abbiamo anche migliorato i contratti degli educatori e con l’anno scolastico appena iniziato è stato prolungato l’orario al nido La Rondine, fino alle 18.30, come già avveniva al nido La Coccinella». Ma i genitori hanno fame di posti e, a fronte di rette che vanno da un minimo di 130 euro (solo al mattino con una certificazione Isee nella fascia più bassa) a un massimo di 542 euro (dalle 7.30 alle 18.30 e fascia Isee massima) il Comune deve comunque affidarsi ai privati per cercare di dare più risposte possibili alle famiglie che non possono assistere i figli piccoli.

«Tra i bambini finiti in lista d’attesa qualcuno sarà andato nelle strutture private, ma sicuramente altri restano fuori – continua l’assessore – Però ci sono buone notizie perché il nuovo nido Lo Scoiattolo è praticamente pronto, mancano solo alcuni certificati e i sopralluoghi degli enti competenti. Pensiamo di riportare i bimbi nel nuovo nido, che oggi sono ospitati al Regina Margherita, tra dicembre e gennaio e qui saranno subito attivati 24 posti in più. Ricordo, però, che dove il Comune non riesce a soddisfare le esigenze con le sue strutture si è convenzionato con tutti gli asili privati che ci sono sul territorio».

Le speranze sul Regina Margherita e il futuro baby parking all’ospedale

Queste convenzioni fanno sì che l’Ente pubblico possa erogare un contributo economico alle strutture che accolgono bimbi in lista d’attesa, ma solo quelli potenzialmente “in carico” al Comune di Asti. Insomma, bisogna avere dei requisiti. «Per quanto riguarda l’ex Regina Margherita, il mio obiettivo è che mantenga la destinazione d’uso come asilo. Per rilanciarlo vorremmo che diventi una scuola materna con una primaria, sempre privata, ma parificata». Per ora si tratta di ipotesi perché il bando di vendita dell’ex Regina Margherita è ancora in corso, mentre è più vicina la riapertura del baby parking all’ospedale. «Già in passato c’era un baby parking riservato ai figli dei dipendenti, ma adesso riaprirà a gennaio, gestito da una cooperativa, accogliendo bimbi da 0 a 6 anche degli utenti del Massaia».

Il Comune di Asti punta inoltre a rilanciare il Trovamici come micronido. «A breve sarà presentata una manifestazione di interesse – continua Bologna – e poi faremo un bando». Tra le note dolenti c’è però la perdita di 20.000 euro sugli stanziamenti regionali per gli asili nido. Un taglio dovuto all’apertura del nido pubblico a Canelli (vedi articolo in pagina). «Soldi che abbiamo già recuperato internamente» assicura l’assessore che annuncia una convenzione, già attivata, con il Comune di Monale per il servizio di asilo nido gestito direttamente dall’Ente. Ma, secondo i gestori dei nidi privati, il pubblico dovrebbe fare molto di più, da politiche nazionali a investimenti locali, perché la situazione, così, difficilmente potrà migliorare.

La voce dei privati: «Non possiamo sanare le carenze del pubblico»

«I nidi comunali non hanno abbastanza posti, ma anche noi privati abbiamo le liste d’attesa perché non riusciamo a farci carico di tutti i bimbi rimasti fuori, per vari motivi, dalle strutture pubbliche». Cristina Ferrero, contitolare dell’asilo nido Babylandia di via Lamarmora 52, ridimensiona l’apporto che i privati possono garantire su un servizio fondamentale per quei genitori che devono lavorare e non possono assistere i figli.

«Noi garantiamo un servizio da lunedì a venerdì, dalle 7 alle 19, e abbiamo 24 bambini nel micronido. Dati gli spazi della struttura, potremmo anche ospitarne di più se l’attuale legislazione fosse meno stringente in termini di superfici e rapporto tra bimbi e maestre (un insegnante ogni sette iscritti ndr) – continua Ferrero – Il problema è anche dato dal fatto che i soldi erogati dal Miur per le strutture private non bastano a coprire i costi di nuovo personale».

Che la situazione non sia rosea è confermato anche da Anna Ammazzalorso, legale rappresentante della cooperativa Grillo Parlante che gestisce la struttura di strada Falletti 4. «Noi ci siamo dal 1988, ma il problema dei posti nei nidi è incancrenito perché lo Stato non investe più sull’infanzia e nei servizi primari a essa dedicati. La volontà politica, quindi, è di far mettere mano al portafogli trasformando il nido in un privilegio per pochi».

Non è solo una questione di rette, ma di libero mercato. «Noi stessi facciamo prezzi concorrenziali, ma il Comune, e intendo anche lo Stato, ha poco da chiedere aiuto quando è il primo a non investire o se ci chiede di indebitarci per espandere gli spazi e assumere personale, a fronte di un contributo a fondo perduto che non ti può garantire la sostenibilità dell’operazione».

Sarebbe, infatti, come regalare una Tesla a un disoccupato. Anche al Grillo Parlante c’è una lista d’attesa di circa una decina di bambini. «Noi non guardiamo l’Isee e iscriviamo per ordine di arrivo – continua Ammazzalorso – ma la gente è disperata, quando riceve una chiamata di lavoro deve trovare a tempo record dove lasciare il figlio. Ci sono famiglie separate, esigenze molto diverse rispetto a ciò che c’era in passato, ma le scelte della politica si basano su algoritmi e studi di settore, senza avere idea della realtà».

[nella foto il nido Lo Scoiattolo che presto sarà riaperto e l’assessore Loretta Bologna]

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