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Asili nido, dal boom degli anni Settantaagli attacchi sferrati dalla crisi
Attualità

Asili nido, dal boom degli anni Settanta
agli attacchi sferrati dalla crisi

Sono passati 40 anni da quando, nel 1974, il Comune di Asti inaugurò il primo asilo nido. Allestito nell'edificio di via Cattedrale 7, che già ospitava la scuola materna statale

Sono passati 40 anni da quando, nel 1974, il Comune di Asti inaugurò il primo asilo nido. Allestito nell'edificio di via Cattedrale 7, che già ospitava la scuola materna statale "Cattedrale", fu intitolato "Arri". Venne chiuso, per inidoneità dei locali, nel 1983. Pochi anni di vita, ma che rappresentanto un passo importante per un'Amministrazione che, a tre anni dall'emanazione delle legge 1044 del 2 dicembre 1971 – istitutiva degli asili nido in Italia – si adeguava ad un contesto sociale in cui l'impostazione tradizionale della famiglia stava cambiando. La storia dei "nidi", i ricordi di quegli anni e, a corollario, la direzione che sta assumendo il servizio in base alle nuove leggi in cantiere, sono stati oggetto di un interessante convegno svoltosi nei giorni scorsi allo Spazio Vinci, l'ex Comando dei Vigili urbani di piazza Leonardo da Vinci.

Organizzato dal Comune nell'ambito delle celebrazioni per i 40 anni degli asili nido cittadini, ha preso la forma di una tavola rotonda di confronto tra ex sindaci che si sono alternati alla guida della città dagli anni Settanta ad oggi (assenti Guglielmo Berzano e Luigi Florio), affiancati dagli assessori ai Servizi sociali che si sono occupati del settore nelle rispettive Giunte. Insieme a loro Maria Antonietta Nunnari, responsabile pedagogica del Comune di Torino e coordinatrice territoriale del Gruppo nazionale Nidi d'infanzia, e Giovanna Zunino, responsabile Cgil per quanto riguarda il welfare per l'infanzia. A sottolineare alcune delle trasformazioni che in tutti questi anni hanno caratterizzato il servizio, appunto, la dottoressa Nunnari.

«Dopo l'Opera nazionale maternità e infanzia di epoca fascista -? ha sottolineato ?- si è cominciato a parlare di un servizio di questo tipo con la legge 1044, la cui prima finalità era quella di facilitare l'ingresso della donna del mondo del lavoro. Un principio recepito dal Piemonte con la legge regionale del 1973, che è tuttora in vigore anche se, ovviamente, integrata negli anni con alcune modifiche in modo da adeguarsi ai nuovi servizi offerti. E' nato così in Italia un sistema integrato tra strutture pubbliche e private che ora, tuttavia, sta subendo un attacco molto forte. Sebbene negli anni si sia evoluto ? nel 2001, ad esempio, si è cominciato a parlare del "nido" come servizio educativo e sociale, introducendo per la prima volta le parole "formazione" e "socializzazione" – recentemente ha subito vari "attacchi". Il comune denominatore è il fattore economico.

I Comuni, come è ormai noto, hanno subito un drastico taglio di trasferimenti da Roma, tanto che quelli più piccoli stanno trasformando i "nidi" in servizi differenti a causa della mancanza di risorse. Poi sono state introdotte le sezioni "primavera" e gli anticipi, che non tengono conto delle esigenze e dei "tempi" dei bambini ma rispondono solo ad una logica di risparmio. Il tutto è stato poi accentuato dalla crisi economica, per cui molte famiglie non mandano più i bambini al "nido" perché non riescono a sostenerne i costi, o perché la mamma è disoccupata e quindi accudisce i figli in casa. Basti pensare che, nel 2013, il Comune di Milano ha registrato una crisi record di iscrizioni agli asili nido, mentre Firenze ha visto un calo di nuovi iscritti pari al 40%».

Ad approfondire il clima che si respirava negli anni Settanta è stato invece Gian Piero Vigna, sindaco dal 1975 al 1982 (con una ripresa successiva dal 1983 al 1985, segnata dalla parentesi che ha visto Guglielmo Pasta alla guida della città). «Oggi – ha sottolineato – si parla senza problemi di parità di diritti tra uomo e donna, ma nei primi anni Settanta era diffusa l'opinione secondo cui le donne dovevano stare a casa ad accudire i figli. Il fatto, quindi, che un sindaco della Dc come Gugliemo Berzano, sicuramente non appoggiato dalla sua parte politica, riuscì a costruire il primo asilo nido nel 1974, è stato un risultato importante».

Dopo l'esordio, l'Amministrazione comunale ha quindi proceduto a vele spiegate, tanto che, sotto la Giunta Vigna, sono stati costruiti ben 7 asili nido, «uno sforzo notevole -? come ha affermato lo stesso ex sindaco -? in relazione alle dimensioni della città». A quei tempi assessore ai Lavori pubblici era Giorgio Galvagno, che ha sottolineato il clima di entusiasmo che caratterizzava tutte quelle inaugurazioni, mentre assessore ai Servizi sociali era Graziella Boat. «E' stata un'esperienza bellissima – ha confidato – che ci ha visto interpellare e ascoltare professionisti del settore per arrivare a quell'importante risultato. Non solo, ricordo anche che in quelli anni, per la prima volta, abbiamo istituito come Comune un centro di recupero funzionale per bambini da 0 a 3 anni, servizio che successivamente è passato all'Asl».

E mentre Giorgio Galvagno – sindaco dal 1985 al 1994 (e successivamente dal 2007 al 2012) ? ha ricordato lo sforzo che ha visto il Comune costruire, negli anni Ottanta, numerosi edifici scolastici, Alberto Bianchino, primo cittadino dal 1994 al 1998, ha espresso qualche perplessità su quel "fervore di opere pubbliche" che ha portato a costruire asili e scuole in prefabbricati che hanno poi causato problemi di manutenzione negli anni successivi. Per poi sottolineare ? aspetto peraltro ricordato più volte nel corso del convegno e condiviso da tutti ? come «le varie Amministrazioni che si sono succedute hanno sempre difeso l'asilo nido come servizio pubblico». Per l'Amministrazione Florio (1998 ? 2002) ha parlato Angela Quaglia, ai tempi assessore ai Servizi sociali, che ha ricordato due sperimentazioni introdotte in quegli anni, a fronte di polemiche e resistenze.

«La prima è consistita nell'aprire il "Trovamici" in via Vigna, dato che ci siamo resi conto che non tutte le famiglie avevano bisogno del servizio di asilo nido ma che alcune mamme necessitavano magari solo qualche ora di "appoggio" o di un luogo in cui poter far socializzare i figli. Un servizio aggiuntivo che, successivamente, è stato ritenuto interessante dalle famiglie tanto che è tuttora funzionante. L'altra sperimentazione è stata quella di tenere aperti due asili nido al sabato, iniziativa che però è andata morendo, mentre è successivamente andata a buon fine la contrattazione con il personale per organizzare i centri estivi in due asili nido a luglio, opportunità garantita ancora oggi». Angela Quaglia, infine, ha poi ricordato che, durante la seconda Giunta Galvagno, in qualità di assessore ai Lavori pubblici ha proceduto all'ampliamento dell'asilo nido "Il Gabbiano" con 18 posti in più, grazie all'eredità Perotti. Da parte sua l'ex sindaco Vittorio Voglino (2002 ?- 2007) ha parlato del nido come «servizio socialmente indispensabile ed educativamente necessario», sottolineando la continuità da parte delle Amministrazioni nel credere in un servizio passato nel tempo da una connotazione assistenziale ad una più puramente educativa.

E' toccato poi al dirigente comunale Andrea Berzano (che si occupa degli asili nido dopo i "mandati" di Carlo Lisa e Pierluigi Grazioli) riportare l'attenzione sul presente e sui problemi che lo caratterizzano. Lo ha fatto attraverso i numeri che, meglio di tante parole, servono a fotografare la situazione attuale. «Gli asili nido – ha ricordato – sono sei, per un totale di 312 posti tutti occupati (oltre al centinaio di posti garantiti dai privati, ndr). Ma, a differenza del passato, le liste di attesa sono praticamente azzerate. Una situazione che, ovviamente, si è venuta a creare con la crisi economica, per cui molte famiglie non mandano i bambini all'asilo o, se lo fanno, hanno poi difficoltà a pagare la retta, creando dei residui nelle casse municipali. I Comuni in tutto questo sono lasciati soli: basti pensare che il costo totale annuo del servizio ammonta a 2,8 milioni di euro, ma solo 800mila euro sono coperti dalle rette. Il resto è sulle spalle dell'Amministrazione».

«Ciò che ci addolora -? ha commentato il sindaco Fabrizio Brignolo -? è che la selezione delle famiglie che usufruiscono del servizio avviene ormai in base al censo. Comunque il nostro obiettivo è mantenere la gestione pubblica e l'elevato livello dell'offerta educativa riservata ai bambini». Obiettivo ribadito all'assessore ai Servizi sociali Piero Vercelli, che ha poi ringraziato il personale delle sei strutture per il lavoro svolto. Dopo il passato e il presente, è infine toccato a Giovanna Zunino (Cgil) accennare al futuro, ovvero al disegno di legge attualmente allo studio in Senato. «Solo nei giorni scorsi – ha precisato – sono terminate le audizioni, da cui è emerso che i consensi su questa proposta sono unanimi». Dopodiché ha illustrato i principali punti che caratterizzano il testo, tra cui i principi fondanti.

«Questo disegno di legge – ha sottolineato – afferma che gli asili nido non sono più un servizio a domanda individuale, ma fanno parte della filiera dei diritti dei bambini, come la scuola. In sostanza, stabilisce che i bambini di età compresa tra gli zero e i sei anni hanno diritto a ricevere un servizio educativo integrato di qualità, basato su livelli essenziali prefissati. Ma non disegnati "dal centro", come prevede la legge 53 Gelmini – Moratti, bensì dalle Regioni. Regioni che dovranno definire anche i pre – requisiti cui i gestori privati di servizi per l'infanzia dovranno attenersi per poter ottenere l'accreditamento, con controlli biennali per verificare il loro rispetto. Per fare questo la legge metterà i Comuni nella condizione di gestire il servizio, programmato dalla Regione e finanziato dallo Stato. Solo in questo modo le Amministrazioni municipali, infatti, possono sostenere la genitorialità e consentire alle famiglie di armonizzare i tempi di vita con quelli di lavoro».

Elisa Ferrando

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