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Il Magopovero Antonio Catalano
Attualità

Asti: 2.000 firme per salvare il museo del Magopovero

I cittadini fanno sentire la voce per difendere il Museo del Magopovero – Tante le città che sarebbero interessate ad ospitarlo

Museo dell’Immaginario: c’è la petizione on line

Circa 2.000 firme raccolte con una petizione on line, un tam tam di solidarietà attraverso WhatsApp e l’invito ai cittadini a scrivere al sindaco Rasero affinché riveda la decisione di chiudere il Museo dell’Immaginario di Antonio Catalano, alias il Magopovero, ospitato a Palazzo Ottolenghi. E’ quanto succede ad Asti da quando è stata diffusa la notizia dell’imminente chiusura del museo della creatività, ma anche laboratorio per scuole e progetti didattici, allestito alcuni anni fa dall’artista e poeta Antonio Catalano. Al Comune servono i locali occupati dal museo perché, nel progetto più articolato definito Palazzo del Vino, le stanze “del Magopovero” saranno trasformate in un ristorante collegato al polo museale.

Il Magopovero non può restare, ma trovare una location alternativa non sembra semplice.

«L’assessore mi ha offerto uno spazio in via Govone, ma è del tutto impraticabile perché ci vorrebbero mesi solo per rimuovere la sporcizia dovuta ai piccioni e anni per allestire l’eventuale nuovo museo – spiega Antonio Catalano – In questo momento non esiste un’alternativa che il Comune possa offrirmi, ma la questione non riguarda solo più il Magopovero e il Comune: ci sono 2.000 persone che hanno firmato la petizione e che considerano questo posto un luogo da preservare».

Un luogo da preservare

“Ricordiamo che il Magopovero – si legge nella petizione on line – ha al suo attivo migliaia di visitatori, decine di eventi (anche in collaborazione con col Comune), centinaia di spettacoli, laboratori, incontri, che ne fanno un riferimento per insegnanti, animatori, artisti, famiglie, cittadini astigiani e non solo”.

L’attività del Magopovero, il suo museo e tutto ciò che rappresenta è una risorsa per Asti o qualcosa di cui la città possa fare a meno? E’ questa la domanda che i cittadini fanno, ma soprattutto una riflessione cui sono invitati i politici in quanto fautori delle scelte che riguardano la vocazione della città.

In Comune nessuna alternativa

Entro luglio Catalano dovrà smontare il museo, anche se la richiesta dei cittadini è quella di tenerlo ancora a Palazzo Mazzetti nell’attesa di trovare una location alternativa che oggi non esiste, almeno non a casa del Comune.

Catalano ha contatti con molte altre città, anche fuori dall’Italia, e sembra che abbia già offerte per trasferire il Museo dell’Immaginario oltre i confini urbani. Milano ha dimostrato attestazione di stima e attenzione all’attività del Magopovero, come Bellaria, Monticello d’Alba, ma anche la Diocesi di Asti ha offerto uno spazio a Catalano. Solo ipotesi, ma qualcosa si muove.

«Il Museo dell’Immaginario è un posto unico in Italia, un luogo pensato per l’infanzia, per i bambini, e vorrei creare una fondazione che lo gestisca – prosegue Catalano – Addirittura avrei accesso a un fondo da 50.000 euro che potrebbero essere usati per ristrutturare i locali del museo, piccoli e senza bagno, ma non posso formalmente chiederlo perché non c’è la convenzione con il Comune».

Corteggiato dall’estero

Catalano è molto noto all’estero e anche il suo lavoro gode di una indiscutibile popolarità in Portogallo, Francia, Brasile, Russia. Lui vorrebbe restare ad Asti e la petizione che lo sostiene chiede che si faccia di tutto per trovare un’alternativa fattibile. Però, anche se non è il termine che userebbe il Magopovero, è un’attività che ha mercato e quindi la decisione finale potrebbe tenerne conto. La petizione “Il Museo dell’Immaginario di Asti non deve chiudere” si trova on line sul sito change.org.

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Una risposta

  1. naturalmente ad Asti quando c’è qualcosa di furbo ti fanno chiudere …. vai ad Alba magari la ti capiscono di più …

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