Con la dignità di chi non ha mai chiesto niente a nessuno ma che si rende conto di non poter più tirare avanti da sola, seduta su una delle panchine di piazza San Secondo circondata da cartelli scritti a mano da lei e le foto della sorella gravemente disabile di cui si è presa cura fin da quando era bambina. Sta lì, in silenzio, senza chiedere niente, aspettando che i passanti leggano i cartelli dove la storia è tutta scritta. Facendo le parole crociate, perchè così nasconde gli occhi alla vista della gente e mantiene allenata la mente.
Stamattina Piera Pesce, classe 1938, originaria del sud Astigiano, ha fatto la sua silenziosa protesta contro un welfare che non riesce a darle una mano. «Non chiedo la luna, solo un aiuto a pagare le spese di casa perchè da sola non ce la faccio».
La semplice contabilità famigliare di Piera è scritta su uno dei cartelli: prende 771 euro di pensione di reversibilità del marito e ne spende già solo 474 di affitto per l’alloggio nella zona di San Pietro.
Il marito, ex portiere dell’Asti negli Anni Cinquanta, era un operaio Way Assauto ed è già mancato 20 anni fa; insieme, per una vita, se erano occupati della sorella di Piera, gravata da una disabilità fin dalla nascita che le impediva di camminare, di mangiare da sola, di comunicare, di badare a se stessa.
Piera se ne occupò fino a che viveva nella casa insieme ai genitori e poi continuò anche dopo sposata fino a quando con il marito la prese a vivere con loro. E continuò ad occuparsene da vedova fino alla morte della sorella nel 2016. Poco prima della morte della sorella fece una battaglia per dotare il condominio di un montascale che consentisse alla sorella di uscire fuori casa con la sedia a rotelle, grazie all’interessamento dell’allora Associazione Dalla Parte degli Astigiani .
Ora Piera è sola. Ha un figlio che vive lontano da Asti ma «Lui e la moglie lavorano, hanno la loro famiglia e una casa troppo piccola per ospitarmi. E poi non sarebbe giusto. Hanno la loro vita e devono essere liberi senza me tra i piedi».
I 300 euro che rimangono di differenza ogni mese fra pensione e affitto devono servire a pagare tutto: bollette, riscaldamento, spese condominiali, cibo, medicine, imprevisti. I risparmi di una vita sono ormai stati appianati e, come se non bastasse, un tumore al seno le ha provocato una disabilità al braccio destro, gonfio e dolorante.
«Mi sono rivolta ai Servizi Sociali del Comune di Asti ma ho ricevuto scarsissime risposte. L’unica cosa che mi hanno detto che avrebbero potuto fare era mettermi in lista per l’assegnazione di una casa popolare. Ma io non voglio lasciare casa mia. Lì ho tutti i ricordi della mia vita con mio marito e mia sorella. Non voglio finire in una casa popolare. Ho 83 anni, non fatemi traslocare alla mia età. Mi basterebbe un aiuto per pagare le spese, non voglio di più. E, anche se ringrazio di cuore persone e associazioni che si sono offerte di darmi qualche contributo, io non voglio chiedere la carità, vorrei un aiuto dallo Stato che li trova per tante persone e non per una donna anziana e sola come me».
Fra i primi ad avvicinarsi a lei per ascoltare la sua storia, anche un agente della Polizia Municipale che ha raccolto le sue confidenze e i suoi timori per aver compiuto qualche reato “vestendo” la panchina di cartelli.
9 risposte
C’è modo di aiutare questa signora per noi privati cittadini?
Vorrei aiutare anche io se possibile
Forse sarebbe opportuno che il Comune aiutasse questa signora anziché privilegiare situazioni al limite della decenza come il campo rom di via Guerra…
Possibile aiutare questa grande donna.
Come possiamo aiutare la signora?
Metteteci nelle condizioni di contattare la sig.ra per aiutarla
Come giustamente chiede Barbara, in che maniera noi privati cittadini possiamo aiutare questa santa donna?
Come possiamo aiutare la signora? Vorrei aiutare questa grande signora.
Anch’io vorrei aiutare, se c’è qualcuno che possa farci arrivare le informazioni giuste, ven venga