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Mario Bovino
Attualità
L’intervista

Asti, Bovino dopo aver denunciato Rasero: «L’ho fatto per garantire il diritto alla segretezza del voto»

L’ex assessore spiega cosa l’ha portato a denunciare Rasero (e a continuare a rimanere in Giunta).

L’ex assessore Mario Bovino, in autunno, ha presentato un esposto contro il sindaco Maurizio Rasero dopo aver raccolto la confidenza di un consigliere comunale sulle modalità di convergenza dei voti sul vicepresidente Simone Nosenzo (estraneo ad ogni accusa). Rasero, durante una riunione di maggioranza, avrebbe distribuito dei biglietti ad ogni consigliere votante con l’indicazione precisa di come avrebbe dovuto scrivere il nome di Nosenzo. E ogni biglietto riportava un modo diverso (maiuscolo, minuscolo, corsivo, stampatello) a presuppore l’eventualità di un controllo successivo “sull’obbedienza” dei votanti.

Mario Bovino, cosa l’ha spinta a presentare l’esposto?
Ho ritenuto mio dovere presentare l’esposto per segnalare una situazione che, a mio avviso, metteva in discussione il rispetto dei principi di trasparenza e correttezza in occasione delle elezioni provinciali. La mia iniziativa non aveva fini personali, ma mirava a tutelare valori fondamentali per le istituzioni e per i cittadini, come la libertà di voto e la fiducia nelle regole democratiche. Questi principi non sono solo formali, ma essenziali per garantire il funzionamento della nostra democrazia e la piena rappresentanza dei cittadini.

La confidenza raccolta su quanto accaduto in merito alla precisa indicazione data dal sindaco Rasero sul voto e sulle modalità con cui è stata rafforzata, da chi le è stata fatta?
Mi è stato riferito da una persona che sosteneva di aver ricevuto istruzioni dirette dal sindaco, non solo su chi votare, ma anche su come scrivere materialmente il nome del candidato sulla scheda. Ritengo che indicazioni di questo tipo possano sollevare dubbi sulla reale autonomia del voto, un principio fondamentale per garantire la libertà e l’integrità delle assemblee rappresentative elette democraticamente. È importante che ogni elezione rispetti pienamente la libertà di scelta degli elettori, senza alcun tipo di condizionamento.

Sappiamo che queste informazioni erano in suo possesso da qualche mese e che l’esposto è dell’autunno. Perché non ha ritenuto di dare le dimissioni prima?
Al riguardo posso dire che, quando ho ricevuto queste confidenze, ho prima voluto documentarmi e confrontarmi con i miei avvocati. Solo quando ho avuto elementi sufficienti per sostenere i miei dubbi, ho deciso di presentare denuncia. Non avevo motivo per sottrarmi all’incarico istituzionale che ho interpretato, sino alla fine, nel miglior modo possibile e, per questa ragione, ritenevo che rassegnare le dimissioni non sarebbe stato corretto nei confronti dei cittadini. Credo, inoltre, che questioni così delicate debbano essere affrontate nelle sedi opportune, sottraendole ai giudizi personali o alle contese politiche.

Rasero le ha ritirato le deleghe la settimana prima di Natale, motivando la scelta con una sua condotta “sgrammaticata” durante un incontro istituzionale. Lei crede che ci sia un altro motivo?
La motivazione ufficiale mi sembra discutibile e, personalmente, la considero priva di fondamento. Ho sempre svolto il mio incarico con correttezza e professionalità. Quanto a certe voci su un presunto conflitto d’interessi, mi limito a ricordare che la società per cui lavoro non può nemmeno partecipare agli affidamenti ANAS. Le mie sollecitazioni erano esclusivamente finalizzate a chiedere che fosse garantita la sicurezza stradale e, proprio perché mi sono mosso in modo trasparente, ho coinvolto anche il Prefetto. Non so cos’altro aggiungere e lascio che sia la cittadinanza a giudicare.

Si è mai trovato in passato in situazioni in cui ha ricevuto indicazioni su chi votare o su come prendere decisioni amministrative?
Non ho mai subito pressioni dirette o esplicite. Ho sempre difeso la mia autonomia e agito con responsabilità, nel rispetto del mandato affidatomi. Proprio per questa ragione ho ritenuto necessario agire come ho fatto, perché distinguo nettamente tra una libera indicazione di voto, legittima in politica, e qualsiasi possibilità di controllare come il voto è stato effettivamente espresso. Questa distinzione è essenziale per proteggere non solo la libertà e la segretezza del voto, ma anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.

Il PM ha chiesto l’archiviazione della denuncia e lei si è opposto. Su quali basi?
È importante chiarire che l’archiviazione non è stata chiesta perché i fatti denunciati non siano avvenuti, ma perché si è ritenuto che quei fatti – relativi alle indicazioni di voto e alle modalità di compilazione della scheda – non configurino reato. Questa interpretazione, proprio perché riconosce l’accertamento del fatto, non ci è parsa convincente.
La libertà del voto è un valore garantito dalla Costituzione e rappresenta uno dei pilastri della democrazia. Se questa libertà viene meno, il voto segreto perde di significato e si svuota il valore costituzionale del diritto di voto, tutelato dalla Costituzione. In fase di opposizione, il mio avvocato, prof. Maurizio Riverditi, ha fondato le nostre argomentazioni anche sul parere di un autorevole costituzionalista, che ha confermato la necessità di approfondire questa vicenda. Confidiamo pienamente nella magistratura, certi che saprà valutare i fatti nella loro portata penalistica, tenendo conto anche delle implicazioni che questi hanno per i principi democratici e per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

 

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