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Clima e natura

Asti, bule e stagni di nuovo pieni d’acqua e tornano nidi e biodiversità

A distanza di due anni, quando gli invasi erano stati prosciugati dalla siccità, siamo tornati negli stessi luoghi di osservazione delle nidificazioni insieme al professor Carlo Nebbia

Nel settembre 2022 avevamo compiuto con il professor Carlo Nebbia, tossicologo veterinario dell’Università di Torino con grande passione per l’ornitologia, una breve visita delle principali zone umide situate nel Comune di Asti o nelle sue immediate vicinanze. Un tour dettato dalla necessità di toccare con mano le conseguenze della siccità persistente che avevano letteralmente “asciugato” stagni e zone umide ricche di biodiversità. Parliamo dell’Oasi WWF La Bula (al fondo di corso Savona), lo stagno dell’Isolone alle spalle di Cascina Sardegna e lo stagno di Belangero, ai piedi di San Marzanotto, appena al di là della tangenziale per Alba, da qualche anno parte dell’omonima Riserva Naturale.
La perdurante siccità aveva di fatto determinato il prosciugamento di gran parte dei corpi idrici con alcune pozze residue; qua e là si aggiravano pochi aironi cenerini, cornacchie grigie e cormorani, smarriti di fronte ad un cambiamento così drastico del loro ambiente naturale.
L’innata capacità di adattamento di molte specie, tuttavia, aveva fatto sì che alcune specie di anatre (come il fistione turco e il germano reale), lo svasso maggiore, il tuffetto e la gallinella d’acqua, avessero trovato un ambiente favorevole alla nidificazione nei pressi della diga della centrale idroelettrica sul Tanaro, a causa del livello basso di acqua e della mancanza di correnti forti a causa della siccità. L’habitat simile a quello dello stagno aveva inoltre favorito (la cosa avviene tuttora) l’alimentazione di aironi, garzette, gabbiani e cormorani.
L’anno scorso, la situazione è peggiorata ulteriormente. Alla perdurante siccità si è aggiunta una progressiva colonizzazione da parte di varie specie vegetali nate e sviluppate sui siti dove prima c’era solo acqua con copertura quasi completa della superficie degli stagni. Faceva impressione percorrere la riva degli stagni e constatare la quasi totale assenza di vita, soprattutto dal punto di vista degli uccelli.
Quest’anno, inaspettatamente, le precipitazioni sono state molto abbondanti. Secondo l’Arpa Piemonte, il solo trimestre marzo-aprile-maggio è stato il più piovoso degli ultimi 70 anni ed altre forti piogge sono cadute nel mese di giugno ed all’inizio di luglio. Pian piano, a partire dai primi di aprile, larghi specchi d’acqua hanno preso a formarsi e con l’avanzare della primavera, a ripopolarsi delle specie un tempo comuni: airone cenerino, folaga e tuffetto, gallinelle d’acqua.
Sono stati periodicamente avvistati germano reale, fistione turco, la moretta e la più rara moretta tabaccata. Anche le rive si sono ripopolate ed hanno ricominciato ad udirsi i canti delle cinciallegre seguiti, via via, da sterpazzole, canapini comuni, cannaiole verdognole e usignoli.
Nelle ultime due settimane di luglio il piccolo “miracolo” della nidificazione del fistione turco sia nello Stagno Cascina Sardegna (3 pulcini), sia nel più grande degli Stagni di Belangero (3 pulcini). Si tratta di una specie di anatra rara e minacciata, che è ritornata a nidificare dopo due anni e che ben simboleggia la ripresa della vita dei due specchi d’acqua.
Nello Stagno di Belangero sono inoltre ricomparsi il tarabusino, l’airone rosso ed il falco lodolaio. Diversa è la situazione all’Oasi WWF la Bula, dove purtroppo si sono formate soltanto alcune pozze ed il quadro è ancora gravemente compromesso, forse in maniera irreversibile. Ciononostante, nell’Oasi è ancora attiva una garzaia nella quale nidificano l’airone cenerino, la garzetta, l’airone guardabuoi, il cormorano ed un certo numero di nitticore. Anche se però si alimentano altrove.
Nonostante l’apparente ripresa, è naturalmente prematuro trarre conclusioni circa il ripristino di queste zone umide. Oltre all’entità delle precipitazioni future ed agli effetti delle alte temperature estive, occorrerà valutare il destino della vegetazione arborea ed arbustiva che aveva colonizzato i fondali essiccati.
Sicuramente le osservazioni puntuali del professor Nebbia hanno però confermato che gli animali, e in particolare gli uccelli, hanno mantenuto grandi capacità di adattamento ai cambiamenti climatici.

(Foto Carlo Nebbia)

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