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Attualità

Asti: case popolari, serve un piano per ristrutturare quelle esistenti

Crescono le famiglie che risultano iscritte alla graduatoria per la casa popolare, ma i soldi per costruire nuove abitazioni sono pochi e l’attesa aumenta

Ad Asti crescono le famiglie che hanno bisogno di una casa popolare (ma attendono)

L’emergenza casa non va in vacanza e anche se è stata confermata la sospensione degli sfratti fino alla fine di dicembre, sono ancora tante, troppe, le famiglie che risultano iscritte alla graduatoria per la casa popolare perché non riescono ad affrontare un affitto sul mercato ordinario. E si tratta di un numero in crescita, dopo i danni economici causati dalla pandemia Covid.

Graduatoria che, seppur scaduta a metà aprile, in pieno lockdown, già registrava circa 640 iscritti cui aggiungere i 30-35 nuclei famigliari della graduatoria dell’emergenza abitativa.

E una graduatoria che, a voler prendere di petto la situazione, è quasi inutile, perché di quelle 640 “speranze” di avere una casa popolare, ogni anno ne vengono esaudite una ventina.

Nel 2019, infatti, dati dell’assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Asti, sono stati solo 40 gli alloggi che si sono resi disponibili per le riassegnazioni e sono stati divisi a metà fra la graduatoria ordinaria e quella delle emergenze.

Sempre meno soldi per costruire

La verità è che di alloggi disponibili ce ne sono sempre di meno e non si costruisce più perché, venuto meno il gettito della Gescal, nata proprio per finanziare le abitazioni a canone popolare, le nuove costruzioni sono affidate a sporadici bandi.

Serve un piano di ristrutturazione

Eppure ci sarebbe un modo per recuperare un po’ di alloggi. Molti di essi sono vuoti, alcuni da tempo, perché necessitano di una ristrutturazione che né Comune di Asti, né Atc può sostenere. Dunque non basta sperare che ogni anno si liberino un numero maggiore di alloggi, perché alcuni di loro, non sono in condizioni sufficienti di abitabilità.

Censimento in atto degli alloggi vuoti o occupati indebitamente

Stesso problema grava sugli alloggi formalmente assegnati ma di fatto non abitati perché i titolari non comunicano i trasferimenti. E’ attiva una squadra formata da un dipendente del Comune e un agente di polizia municipale che sta facendo un censimento su tutte le assegnazioni proprio per verificare le occupazioni senza titolo o quelle cui non viene dato seguito.

«Serve un imponente piano casa per la ristrutturazione del vasto patrimonio di edilizia popolare esistente – chiede l’assessore Mariangela Cotto – Oltre che dare avvio ad un altrettanto imponente piano di costruzione di nuovi alloggi perché, proprio in questo momento di grandissima crisi aggravata dalla pandemia, prima di ogni altro incentivo bisogna dare le case alle persone che hanno perso il lavoro».

Palazzina di via Allende ancora “ferma”

E annunciando anche che, a tutt’oggi, la palazzina di via Allende, oggetto di una lunga occupazione abusiva terminata mesi fa, è stata ceduta dal Ministero della Difesa, ma non è stata ancora formalmente assegnata al Comune di Asti che dunque non può ancora disporne.

Bonus affitti

L’assessorato annuncia anche che dal primo al 30 settembre sarà aperto il bando per accedere al “bonus affitti” di chi paga un canone sul mercato privato. Sarà possibile ottenere un rimborso sugli affitti pagati negli anni 2019 e 2020 sulla base del reddito Isee. Il Comune di Asti è capofila per tutta la provincia e ogni ulteriore informazione può essere richiesta presso il proprio comune di residenza.

Quel debito da 1 milione che il Comune ha con l’Atc

Sulla questione affitti e case popolari astigiane pende anche un debito di 1 milione di euro che il Comune ha nei confronti dell’Atc, l’Agenzia Territoriale della Casa.

Un milione di euro che corrisponde agli affitti non pagati dagli inquilini dichiarati morosi colpevoli e ai quali il Comune subentra fino a quando non ne dichiara la “decadenza” di assegnazione con conseguente sfratto.

Debito che l’assessore Cotto non smentisce, neppure a seguito di una interrogazione del consigliere regionale Monica Canalis, vice segretaria del Pd Piemonte che, nel riportare questo dato afferma: «Questi mancati sfratti non comportano solo un serio danno finanziario per le ATC e per la Regione ma anche un danno per le famiglie aventi diritto all’alloggio che non possono prenderne possesso».

L’assessore Cotto con la responsabile dell’unità Operativa Casa dell’Assessorato, Serena Nigido, spiega come non sia così semplice dichiarare le decadenze. «Intanto si deve seguire l’iter di accertamento sulla colpevolezza dei mancati pagamenti e questo può durare anni, anche in caso di decadenza per abbandono visto che quasi mai ce lo comunicano e ci restituiscono le chiavi – spiegano – E poi, l’iter di decadenza, si interrompe nel caso in cui l’assegnatario concordi un piano di rientro con l’Atc e quasi tutti lo fanno. Non ultima, la riflessione umana e sociale. I debitori di cui stiamo parlando sono spesso persone ai margini e anche se ci fosse più celerità negli sfratti, dovremmo comunque occuparcene come emergenze abitative».

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