C’è un mistero lungo 82 anni che può ancora trovare una soluzione.
E’ quello che riguarda un caporale geniere, Dario Penasso di Luigi, classe 1921, sopravvissuto all’affondamento del piroscafo Conte Rosso, requisito durante la seconda guerra mondiale, tragicamente silurato al largo di Capo Murro di Porco, nei pressi di Siracusa, da un sommergibile britannico. Era diretto a Tripoli dopo essere salpato la mattina stessa dal porto di Napoli ma il siluramento non gli permise di arrivare a destinazione. Nell’affondamento persero la vita 1224 uomini e 1508 riuscirono a salvarsi.
E’ stato Marco Montagnani, presidente della Federazione Nastro Azzurro di Asti e grande appassionato di storia a restituire memoria ad un fatto che non fece notizia neppure nel maggio del 1941, per precisa volontà dei vertici politici e militari che nascosero la tragedia per non scalfire il morale della nazione e degli altri soldati al servizio della patria.
Montagnani ha vissuto indirettamente ma molto intensamente quell’affondamento perchè fra i dispersi vi era anche lo zio Marino Motta, di appena 20 anni, fratello di sua madre.
Gli astigiani imbarcati
Sul Conte Rosso erano imbarcati anche alcuni astigiani, così come ricostruito da Montagnani consultando l’Albo D’Oro dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale e la banca dati delle vittime astigiane di prima e seconda guerra mondiale tenuta e aggiornata dall’Israt.
Importante il sacrificio di questa terra, che ha perso il soldato Primino Fassone e il soldato Aldo Emilio Serra, il primo originario di Asti, il secondo di Albugnano entrambi addetti ai depositi e magazzini del Genio.
Diversi anche gli astigiani dispersi: Pietro Amerio, di San Marzano Oliveto, Mario Bonello di Tigliole, Pietro Donna e Vincenzo Grasso di Asti, Carlo Saracco di San Martino Alfieri. Come tanti altri i cui corpi non vennero mai recuperati, furono inghiottiti per sempre dal mare lasciando le famiglie orfane anche di una salma da seppellire.
Chi ha conosciuto Dario
Ma rimane il giallo di Dario.
Montagnani, nella sua meticolosa ricerca, ha trovato la testimonianza di un carrista di Livorno, Angelo Padello, sopravvissuto.
Proprio lui ha raccontato che, nella “baraonda” seguita all’affondamento e al recupero di sopravvissuti e, purtroppo, delle salme dei caduti, ha incontrato un suo amico astigiano.
Si trovavano entrambi nel capannone lunghissimo che a Siracusa venne allestito per accogliere vivi, morti e feriti, quando si sentì chiamare da un uomo che aveva la testa gonfia. «Mi disse “Sono Dario, di Asti, non mi riconosci? Io e un altro amico, anche lui astigiano, gli tenemmo compagnia per molti giorni», le parole di Padello.
«Dalle ricerche che ho fatto sui cosiddetti “ruolini d’imbarco” – spiega Montagnani – sono quasi sicuro che il Dario sopravvissuto citato da Padello sia il caporale geniere Dario Penasso di Luigi, classe 1921.
Ma di questo Dario, sopravvissuto, non sono riuscito a raccogliere nessun dato. E’ un cognome diffuso in provincia di Asti, ma sembra “sparito” dopo il salvamento da quella terribile tragedia».
L’appello di Montagnani
Troppo tardi per risalire a lui?
No. Sicuramente un uomo che ha vissuto un’avventura come quella del Conte Rosso, anche se non più vivente, ne ha sicuramente parlato con la famiglia e una storia così viene tramandata di generazione in generazione.
Dunque è ancora possibile risalire a Dario Penasso e ai suoi eredi.
Un appello che l’autore del libro sull’affondamento del Conte Rosso lancia nella speranza che trovi accoglienza.
Ruolini, foto e verbali degli interrogatori
Il libro, oltre alla “cronaca” della tragedia, accoglie i nomi di tutti quelli che erano a bordo, i ruolini di imbarco, foto d’epoca scattate a bordo e le trascrizioni delle preziose testimonianze dei sopravvissuti sottoposti ad interrogatori sull’accaduto.
Il libro è in vendita alla libreria Il Punto.