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Asti, chi sono gli “angeli” dietro la mano bionica di Graziella

I professionisti che lavorano per restituire autonomia alla donna, amputata di mani e braccia

La storia di Graziella La Mattina, la donna di 70 anni di San Marzano Oliveto colpita da una gravissima malattia che le è costata l’amputazione di braccia e gambe cinque anni fa, ha toccato le sensibilità di molti lettori.
Graziella, al suo risveglio in Rianimazione all’ospedale di Alessandria, dopo aver scoperto di essere improvvisamente diventata dipendente per tutto da altre persone, ha trovato il coraggio e la motivazione per riprendersi la sua vita.
Prima le protesi alle gambe e poi quelle alle braccia: grazie agli enormi passi fatti dalla bioingegneria, Graziella può contare su una mano destra “bionica”.
Tecnicamente è una protesi meccatronica a segnale mioelettrico; nella pratica è un gioiello di bioingegneria che, attraverso le contrazioni del muscolo del moncone che Graziella sta imparando a controllare, le consente di muovere la mano
Ma chi c’è dietro alla rinascita di Graziella?
I primi due “tecnici del settore” che hanno creduto in lei e nella sua forza di volontà sono sicuramente Luca Nivino e Diego Benotto: il primo è il tecnico di laboratorio del LOA, il secondo ne è amministratore e socio fondatore insieme a Camillo Cascino.
Luca è l’autore di quei primi 28 passi percorsi da Graziella con le protesi alle gambe. Non voleva più mettersi a terra, in fondo aveva imparato a muoversi gattonando per casa come i bambini e sembrava bastarle, ma Luca l’ha convinta, con dolcezza e fermezza. «Non dimenticherò mai quei primi passi – ha detto Graziella – mi hanno fatto capire che avrei potuto fare ancora molto di più per riprendermi la mia vita».
«Il caso di Graziella è molto complesso – afferma Benotto – Sono rare le quadriamputazioni. Quelle agli arti superiori sono quasi sempre dovute a infortuni, incidenti o malattie particolari. Quelle alle gambe per l’80% affondano in malattie vascolari mentre il 18% circa è a causa di incidenti o traumi e il 2% a malformazioni congenite».
Quali sono state le difficoltà maggiori affrontate dal team del LOA?
«In Graziella, come nella maggior parte dei casi, vi è un primo ostacolo psicologico di accettazione della protesi – spiega ancora Benotto – Per questo, prima di pensare a quale protesi proporre, vogliamo conoscere bene non solo la storia clinica ma anche quella personale di chi si rivolge a noi».
Un ostacolo grande è anche il costo delle protesi, visto che la compartecipazione del sistema sanitario nazionale ha listini fermi al 1999.
In questo caso la mano bionica di Graziella è stata acquistata soprattutto grazie ad una grande raccolta fondi della Fondazione Adriano Laiolo.
Quando si trovano la motivazione e i soldi, allora inizia il lavoro di Luca con la mappatura dei terminali degli impulsi elettrici sul moncone, poi il calco in gesso e la realizzazione artigianale dell”invaso” che andrà ad ancorarsi a quel che resta del braccio. Il cablaggio dei sensori con il passaggio dei cavetti dentro uno “scatolato” in resina per collegare polso e dita consentono a chi la indossa di poter comandare la mano bionica grazie a microprocessori di altissima tecnologica.
Ma la storia di Graziella segna anche una importantissima “prima volta” per Asti: la realizzazione di una équipe multidisciplinare formata dai tecnici LOA e da 3 fisioterapiste dell’Asl di Asti che hanno seguito la realizzazione della protesi fin dalle sue primissime fasi, in laboratorio. Questo ha consentito una riabilitazione precisa e mirata per quel tipo di presidio meccatronico nel mese di ricovero presso il reparto di Medicina Fisica e Riabilitativa guidato dalla dottoressa Giovanna Lombardi; grazie alla sua fisiatra di riferimento, la dottoressa Fiammetta Penna, le è stato possibile raggiungere i primi importanti obiettivi di indipendenza.
I risultati non sono mancati. Grazie alle sedute di fisioterapia è stata in grado, in poche settimane, di bere, scrivere, aprire e chiudere le porte, pettinarsi e fare movimenti sempre più fini con la sua nuova mano.

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