Durante una riunione informale che si è svolta mercoledì nel cortiletto adiacente la chiesetta di Borgomale, a Vallarone, circa cinquanta cittadini, la maggior parte dei quali residente in zona, ha ufficialmente riattivato il Comitato “No Tso”, oggi diventato “No Caso” contro il “progetto giallo” del nuovo collegamento Sud/Ovest che unirebbe corso Torino a Rocca Schiavino, passando nelle vicinanze di Bellavista, Vallarone, Valle San Pietro con innesto sulla viabilità ordinaria sulla Sp 8, in corso Alba. “Caso”, acronimo di Collegamento Asti Sud Ovest, che i presenti vedono come un’opera inutile a risolvere le criticità del traffico urbano, ma anche una minaccia al territorio delle valli e dei campi presenti lungo il possibile tracciato.
È stata una riunione notturna, illuminata dalla luna piena e da un faro portato da uno dei presenti, servita a sancire i primi passi del rinato sodalizio composto da cittadini, residenti, esponenti di associazioni ambientaliste, ma sostenuto, esternamente, anche da consiglieri comunali di minoranza presenti alla riunione per spiegare lo stato dell’arte e dare le (poche) informazioni certe su quello che dovrebbe essere il tracciato del collegamento, uno dei cinque ipotetici tragitti identificati da uno studio dell’Anas commissionato da Comune e Regione.
La riunione, molto partecipata grazie a un passaparola su WhatsApp e con il classico “porta a porta”, è iniziata con l’intervento dell’agricoltore Cesare Quaglia che è stato tra i primi a prendere una netta posizione contraria all’opera «che non solo avrebbe un impatto ambientale devastante per la piana del Tanaro, bucherebbe la collina di Valle San Pietro, forse con più di una galleria, creerebbe viadotti impattanti in una zona ancora in prevalenza agricola, ma non risolverebbe il problema del traffico urbano bensì lo aggraverebbe su corso Alba e sulla Sp 8, tra Asti e Variglie, dove ci sarebbe uno svincolo o una rotonda di interconnessione con il quartiere».
Tra i cittadini ci sono state varie richieste su dettagli più tecnici dell’opera, ma i consiglieri comunali Mario Malandrone (Ambiente Asti), Vittoria Briccarello e Mauro Bosia (Uniti si può) hanno spiegato loro che «il Comune non ha ancora fatto pervenire carte e progetti perché ci saranno consegnati mercoledì». L’11 aprile si svolgerà una conferenza capigruppo in Comune per affrontare il tema, poi si stabilirà la data del Consiglio comunale aperto al quale potranno partecipare e parlare anche esponenti del nuovo comitato.
«Qualcuno ha detto che con il collegamento Sud/Ovest le vostre case saranno valorizzate da quest’opera – ha osservato Mario Malandrone strappando una risata collettiva – perché sarete più comodi ad andare verso Alba, nelle Langhe, oppure perché arriverà più gente a fare la spesa in corso Alba». Battute a parte, ci si è posti il problema sull’azione che il comitato dovrà fare per sensibilizzare l’opinione pubblica e su come coinvolgere anche coloro più distanti dal tema o dall’impatto che l’infrastruttura avrebbe nella vita di tutti i giorni.
«Ma noi non siamo i tecnici pagati per fare progetti alternativi – ha aggiunto Vittoria Briccarello – perché ci sono persone pagate per presentare alternative ed evitare che territori vengano deturpati. Abbiamo messo sul campo delle proposte, collegamenti leggeri, ponti, ma secondo me questo comitato non deve addossarsi la responsabilità di fare proposte alternative per difendersi da un viadotto di 2 km che deturpata una valle e passa su aziende agricole, case, vicino a bed & breakfast, su terreni agricoli “bio”. Gli abitanti devono semplicemente tutelarsi da uno scempio a cui l’Anas ha dato il via libera. Bisogna accertare tutti i vincoli paesaggistici, idrogeologici, faunistici che ci sono qua: vi ricordate tutte le volte che vi hanno detto che non si poteva aprire una finestra, realizzare un camino o una terrazza, allargare un parcheggio o realizzare una scala in più? Adesso loro propongono di aprire una valle e bucare delle colline».
Però sono emersi diversi timori sulla possibilità di riuscire a coinvolgere l’opinione pubblica in quella che potrebbe essere vista come una battaglia di poche persone direttamente toccate dal progetto. «Questa scelta, da parte di chi vuole il tracciato, è furba perché tocca più territorio, ma meno persone possibili. A parte noi che siamo qua e qualcuno di Bellavista, in realtà questa ipotesi ha meno impatto sulle persone. Siamo pochi, a differenza dell’altra volta, siamo di meno, ma questa guerra “tra poveri” non deve convincere qualcuno di corso Savona o di corso Alba a disinteressarsi del problema».
Durante la riunione è stato affrontato anche l’aspetto finanziario dell’opera. «Il costo del tracciato giallo è di circa 200 milioni di euro – ha ricordato Malandrone – ma ad oggi ci sarebbero a disposizione 40 milioni di euro, almeno per fare il secondo ponte sul Tanaro che in realtà sarebbe il terzo dal momento che c’è anche il ponte sulla tangenziale che passa a est della città. Non sappiamo ancora come sarà finanziato il resto dell’opera e anche su questo bisogna fare chiarezza. Ma non è credibile che loro procedano con tutti i passaggi tecnici e burocratici senza permetterci di depositare osservazioni sul progetto. Questa volta il quartiere di corso Alba sarà meno coinvolto perché l’ipotetico tracciato è stato spostato di parecchio, ma toccherà anche a voi prendere l’iniziativa, fare da collegamento tra le persone, fare domande e tenere alta l’attenzione».
La prossima settimana il comitato “No Caso” si riunirà per un secondo confronto e per decidere i prossimi passi dell’azione di protesta in vista della riunione pubblica, nel quartiere di corso Alba, che il sindaco di Asti ha già annunciato di voler convocare entro l’ultima settimana di aprile.
Una risposta
Della serie ” le opere pubbliche che passano vicino a casa mia sono sicuramente inutili, anzi dannose e devastanti”