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Asti, dalla battaglia per la pensione dei contadini ai contratti di filiera: 80 anni di Coldiretti

Ieri Teatro Alfieri gremito da 600 agricoltori per l’importante compleanno. Toccati i temi cerealicoli, la zootecnica, la viticoltura, la fauna selvatica, la Tso

Ha scelto il luogo più elegante di Asti per festeggiare i suoi primi 80 anni in contemporanea ad altre 96 sedi provinciali d’Italia: la Coldiretti ieri ha gremito il Teatro Alfieri con 600 agricoltori giunti da ogni parte del territorio su invito della presidente Monica Monticone (prima donna a capo dell’associazione di categoria astigiana).

Un momento che è stato di ricordo, di presente e di futuro condotto e moderato dalla giornalista e addetta stampa Coldiretti Asti, Chiara Cane.

Il ricordo è stato affidato ad un video in cui sono state ripercorse tutte le battaglie che Coldiretti, maggiore associazione di categoria agricola del paese, ha fatto per ottenere la mutua e le pensioni anche per i contadini e  la riforma agraria.

Il presente e il futuro sono stati affidati alle parole di alcuni esponenti impegnati nei settori clou per il territorio astigiano (e non solo).

Come Alessandro Apolito che toccato il tema dei codici doganali, quelli che sovrintendono alla definizione di Made in Italy: «Non è accettabile che in Italia, Paese all’avanguardia dell’etichettatura trasparente e dalla quale l’Europa dovrebbe solo copiare, proprio grazie alle leggi comunitarie sia possibile far arrivare i prodotti dall’estero e poi metterli in commercio con la dicitura Made in Italy solo grazie ad una minima lavorazione che, ovviamente, non cambia la qualità dell’origine».

Gianfranco Torelli ha acceso il focus sul settore vitivinicolo: «Nella nostra provincia sono nati vini che hanno fatto la storia dell’enologia italiana e oggi abbiamo un’eredità straordinaria tramandata dai nostri nonni che si è evoluta, oltre che nella produzione, anche nell’enoturismo e nell’agriturismo che porta sulle nostre colline Unesco turisti e visitatori. Ma ci sono anche molte ombre sul settore: l’export sottomesso alle conseguenze delle guerre e delle decisioni fra Stati che pesano sui nostri bilanci, come la tassa di 1,5 euro a bottiglia a partire da oggi imposta dalla Russia sui vini provenienti da Paesi Nato o l’impraticabilità del Canale di Suez che aumenta i costi e i tempi delle spedizioni nei Paesi asiatici fra i nostri migliori clienti. Su queste cose, ovviamente, Coldiretti nulla può fare, mentre continuerà la sua battaglia per difendere  il nostro vino anche dagli spumanti artificiali». Riferendosi alle bevande aromatizzate che riproducono l’aroma degli spumanti dolci, vengono “brandizzate”, confezionate e pubblicizzate come tali andando a sottrarre vendite e credibilità agli spumanti veri.

Si è poi andati virtualmente in stalla, con il vicepresidente Coldiretti Andrea Rabino, presidente Anaborapi. Che vuole sgombrare subito il campo da un’accusa ricorrente: «Siamo additati come la maggiore fonte di inquinamento dell’aria ma uno studio scientifico ha rivelato che le emissioni del comparto zootecnico sono quantificate nel 5% ma vengono annullate dai benefici prodotti dall’assorbimento di anidride carbonica dei prati stabili. Anzi, il saldo è positivo per l’ambiente. Il Piemonte, poi, è la Regione più virtuosa in termini di scarso utilizzo degli antibiotici per le sue razze autoctone. Questo è il nostro presente, mentre il nostro futuro è la battaglia per portare la tracciabilità della filiera delle carni anche nel canale horeca, quello della ristorazione, così come già accade per la grande distribuzione e la vendita ad dettaglio».

Altro punto dolente, anzi dolentissimo in provincia di Asti, è quello dei danni da fauna selvatica. Di questo ha parlato uno dei dirigenti più conosciuti della Coldiretti Asti, Luigi Franco oggi anche componente del direttivo Atc (Ambito Territoriale Caccia) di Asti.

«Nella zona nord, grazie ad azioni di contenimento mirate e massicce, siamo passati dai 300 mila euro di danni denunciati nel 2022 ai 40 mila dello scorso anno. C’è stato un grande lavoro delle squadre, delle guardie venatorie che sono intervenute su segnalazioni precise e una massiccia adesione delle aziende agricole all’autodifesa. Al Sud, invece, questa collaborazione non c’è stata e poi lì i danni maggiori li creano i caprioli per i quali c’è una tutela diversa. In più si è aggiunto l’allargamento della zona rossa per la peste suina che ha frenato la caccia ai cinghiali. Coldiretti, ad esempio, è arrivata a pagare, nella zona sud, la cella per il deposito delle carcasse di cinghiali in attesa di analisi Psa. Un sacrificio che però consente di non bloccare del tutto il depopolamento». E poi il problema dei risarcimenti agli agricoltori: «Oggi la Regione ci deve ancora girare le quote del 2022 che Atc ha anticipato per intero agli agricoltori del Nord Tanaro e per metà a quelli del Sud. Ma non riusciamo a fare lo stesso con l’anno 2023, se non arrivano i soldi dalla Regione».

Si è parlato anche di seminativi e di prati con Felice Ferrero, rappresentante Coldiretti nella consulta di  questo settore. «In Italia importiamo oltre il 50% di frumento nonostante, ad esempio Asti, abbia il 65% di superficie agricola utilizzabile a seminativo e foraggio. Terreni che, tra l’altro, contribuiscono all’assorbimento di anidride carbonica e a disegnare quel paesaggio Unesco tanto decantatato. Eppure siamo in difficoltà. Questo perchè le nostre aziende sono sottoposte a vincoli e soprattutto a costi che non le rendono per nulla competitive con quelle che lavorano fuori dall’Europa e dalle quali le grandi industrie comprano. A scapito della qualità».

E poi il progetto di BarberAmica nelle parole di Secondo Rabbione, altro vice presidente e direttore del Centro Studi dei Vini con sede a San Damiano. «Un progetto di filiera nato nel 2012 con i primi 1800 quintali di uve vinificati con questo marchio. Nel 2023, nonostante il 25% in meno di conferimenti dovuti agli effetti della siccità e del cambiamento climatico, ne sono stati conferiti 20 mila quintali. L’aver ottenuto il compenso di 1 euro al quintale (contro i 30-35 centesimi di quando abbiamo iniziato) non è un arrivo, ma un punto di partenza per arrivare ad un compenso superiore perchè il nostro Centro Studi è ricerca ma anche sviluppo economico delle aziende».

Le questioni più politiche sono state toccate dai vertici di Coldiretti Asti, la presidente Monticone e il neodirettore Giovanni Rosso.

«Gli agricoltori sono architetti del territorio, oltre che produttori di cibo – ha sottolineato la presidente – e Coldiretti ha la forza, il cuore e le competenze per essere al loro fianco. Abbiamo firmato da poco il nuovo contratto di filiera quinquennale con la Novi per la fornitura delle nocciole, abbiamo istituito la prima consulta provinciale cerealicola, siamo stati ai tavoli europei per chiedere la revisione della Pac, eravamo presenti al Brennero per dimostrare l’importanza di difendere il Made in Italy, siamo presenti tutti i giorni per i servizi ai nostri iscritti. Non ultimo, siamo intervenuti anche a difesa delle aziende agricole di Asti capoluogo, quelle che si trovano nell’unico polmone verde rurale a ridosso della città in cui è prevista la costruzione del “tracciato giallo” della TSO che taglierebbe in due le proprietà e le aziende vanificando anni di avviamento per allevamenti e coltivazioni sostenibili. Tanto è stato fatto, tanto è ancora da fare e noi siamo pronti a continuare».

Ancora di politica il sintetico intervento del direttore: «E’ vero, noi facciamo politica. Ci sediamo ai tavoli di chi è al governo per far ascoltare le richieste delle nostre aziende. Questo è il nostro modo di fare politica».

(Fotoservizio Billi)

 

 

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