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Asti: domenica il “conclave” del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco?

Alle battute finali la ricerca del candidato che dovrebbe rappresentare tutte le anime della coalizione

«Ognuno da solo non conta nulla, ma insieme valiamo tanto». È con questa convinzione che il centrosinistra astigiano, espressione dell’attuale minoranza in Consiglio comunale (ad eccezione di Italia Viva), si appresta ad incontrarsi per decidere, questo è l’auspicio, il candidato sindaco della coalizione.

Un incontro di cui si vociferava da giorni, ma che dovrebbe avvenire domenica. Alla riunione parteciperanno i rappresentanti di Uniti si può, Ambiente Asti, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e CambiAMO Asti e ognuno di loro sarà chiamato a mostrare la carta (o le carte) più importanti dalle quali pescare l’asso pigliatutto.

Difficile avere anticipazioni dai diretti interessati che parlano solo di un imminente incontro, senza scendere nel dettaglio dell’ordine del giorno. «Nessuno è autorizzato a parlare con i giornalisti, per carità!» è ciò che ci rispondono quando cerchiamo conferme sulla riunione. Massima segretezza, insomma. Ed è forse per questo che, essendo Asti un paesone, la faccenda è già di dominio pubblico. Ma tant’è.

Voci di Palazzo parlano di un incontro che si appresta ad essere fatto sotto i migliori auspici e con la consapevolezza che nessuno vuole riproporre vecchi scenari, a cominciare da uno strappo tra la sinistra rappresentata dalla Casa del Popolo e un centrosinistra più moderato, rappresentato da Ambiente Asti.

Insomma, nessuna frammentazione, a patto che il candidato sindaco sia frutto di una condivisione ragionata e condivisa da tutte le espressioni della potenziale coalizione.

Si sa che Ambiente Asti guardi alla parte civica con estremo interesse e che il suo candidato ideale dovrebbe essere espressione della società civile, fuori dalla vecchie nomenclature o dalle logiche di partito. Per certi versi Ambiente Asti sogna il 1994 e le elezioni dell’allora sindaco Alberto Bianchino che ancora oggi è un esempio del lavoro di squadra partito dalle periferie e non calato dall’alto. Nessun dubbio che la coalizione di centrosinistra, qualora riuscisse, nel conclave di domenica, a trovare un accordo, punterà tutto su un candidato completamente diverso da Rasero.

«Basta l’uomo solo al comando, basta relegare gli altri a mere comparse in un gioco dove il sindaco vuole fare tutto, ma alla fine non conclude nulla» commentano dal centrosinistra immaginando dopo le elezioni un “governo di popolo”, nel senso che contenga una buona espressione della società civile «trascurata e spesso mortificata» da una politica cittadina che «non ha saputo fornire le risposte ai reali problemi di questa città».

Il PD avrebbe un paio di nomi da proporre, consapevole che candidati troppo di bandiera non sarebbero graditi alla Casa del Popolo, ma probabilmente neanche al Movimento 5 Stelle la cui storia, almeno fino a poco tempo fa, era di completa antitesi rispetto ai vecchi partiti. Certo le logiche amministrative di una città come Asti non hanno quasi mai nulla a che fare con la politica che si gioca nei Palazzi romani, ma è difficile pensare a un Movimento 5 Stelle che volantina a favore di un candidato duro e puro del PD.

E per quanto ne sappiamo, anche il PD, dopo la sconfitta, secondo alcuni annunciata, alle comunali di Nizza Monferrato dovrebbe essere più propenso ad un dialogo tra pari, con tutto quel che ne consegue.

Indiscrezioni sui nomi se ne sono fatte molte: Francesco Scalfari, Carlo Cerrato, Roberto Vercelli, Michele Miravalle e, stando ad alcune rumor usciti nelle ultime ore, addirittura Massimo Cotto. Per alcuni indiscrezioni, per altri meri pettegolezzi da parrucchiera (che di solito ci azzeccano), ma di certo si sa che una delle ipotesi iniziali, specialmente in casa PD, fosse quella di trovare una donna per tentare di far eleggere la prima sindaca di Asti.

Cherchez la femme? Forse, ma anche qui non tutte le espressioni della coalizione sarebbero così propense a fare di una donna il vessillo del cambiamento. «Perché per forza una donna? – si lascia sfuggire il rappresentante di una delle forze politica in causa – Guardiamo al curriculum, non facciamone una questione di genere».

Ma se non si arrivasse alla fumata bianca? In verità nessuno, almeno a parole, vuole uno strappo perché significherebbe buttare alle ortiche un percorso durato più di un anno e la possibilità di poter vincere addirittura al primo turno. Questa è la speranza di tutti i rappresentanti del centrosinistra. Almeno sulla carta cosa potrebbe mai andare storto?

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