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Progetti (video intervista)

Asti, dove c’è l’ex ospedale sorgerà un “grappolo”? (video)

Presentata dal Gruppo costruttori la proposta di un nuovo palazzo al posto dell’edificio che si affaccia su viale alla Vittoria

Forse non assomiglia molto ad un grappolo, ma intanto è un’idea. Anzi, a ben vedere, qualcosa in più: la volontà di buttare un sasso nelle acque stagnanti del vecchio ospedale. Carlo Fornaca, presidente del gruppo Costruttori, tre anni fa aveva lanciato la proposta, che sembrava una provocazione: realizzare al posto dell’edificio dell’ex ospedale che si affaccia su viale alla Vittoria, qualcosa di assolutamente innovativo e attrattivo, un palazzo a forma di grappolo d’uva perché in questo si identifica il territorio.

Dopo tre anni e un contest che ha convolto gli studenti del Politecnico di Torino, quella provocazione è una bozza di progetto che è stato presentato durante l’assemblea dei Costruttori dell’Unione industriale. Il progetto giudicato vincitore si intitola “Racimolo” ed è stato presentato da Salvatore Tartaglia, Eleni Nikolou, Negar Akhoundi, Simone Ferrero. Mattia Rocco, Danilo Buttu e Ilaria Tendola. Sarà acquisito dal Gruppo Costruttori e servirà da base se si passerà un giorno dal progetto al cantiere.

Che cosa sarà

Il progetto è stato illustrato da Ferrero, Rocco e Nikolou, Un palazzo di 14 piani, alto una sessantina di metri, con una forma che si allarga man mano che cresce in altezza (in questo rimanda al grappolo),  realizzato con materiali innovativi e all’avanguardia, grandi vetrate. “Siamo partiti da quello che chiedeva il bando – spiegano i tre giovani progettisti – ovvero realizzare una costruzione che riqualificasse l’area, che fosse iconica ricordando appunto un grappolo d’uva, e per questo diventi per se stessa un motivo di richiamo”. Sulla sommità potrebbe sorgere un grande giardino con bar, nei 14 piani uffici aule, spazi coworking, ristorazione e altro. “Abbiamo anche pensato ad un museo del vino, che in città manca” dicono i progettisti. Il costo? Sui 34-35 milioni complessivi, più circa 1,5 milioni annui di gestione.

Perché questo progetto

«Sono 20 anni che si discute di che cosa fare dell’ex ospedale – spiega Fornaca – Ma non solo; tutta quell’area lungo la direttrice est di corso Alfieri è in forte degrado, pensiamo ad esempio all’ex Maina ultimo arrivato tra i contenitori vuoti. Serve un’idea forte, un elemento caratterizzante, originale e distintivo, qualcosa che smuova l’attuale stallo”. E l’idea di Fornaca è di arrivare ad una Fondazione pubblico-privato che permetta di superare vincoli burocratici e non solo: “Una Fondazione che permetta d reinvestire sul territorio i proventi dell’operazione” aggiunge.  La riqualificazione della parte su viale alla Vittoria, “permetterà poi di ragionare anche sulla parte storica, quella vincolata, in modo da poterla pienamente recuperare” auspica Fornaca.

Il nodo dei finanziamenti

Tutto bello, ma i soldi per farlo? Alla presentazione è nato un dibattito (per una volta non solo una passerella) a cui hanno contribuito il sindaco Rasero, gli assessori regionali Gabusi e Riboldi, il direttore dell’Asl Gorgoni, il presidente della Fondazione CrAt Negro, quello di Astiss Saracco e i deputati Coppo e Giaccone. Gorgoni ha spiegato quanto pesi sui bilanci dell’Asl il vecchio ospedale: “Sono almeno 70 mila euro all’anno solo per Imu e imposte varie e le  manutenzioni”. Il problema è che a bilancio della Regione quell’immobile pesa 11-12 milioni, almeno 4 volte il valore di mercato: “Così è impossibile venderlo” concordano tutti. La questione resta quella di che cosa metterci dentro. Riboldi ricorda che a Biella si è trovata, per l’ex ospedale, la soluzione della nuova scuola della Polizia penitenziaria: “Noi come Regione siamo disponibili a ragionare sulle proposte”. Gabusi sottolinea che “stavolta la sollecitazione arriva da imprenditori: c’è un progetto da affinare, ma su cui lavorare. Peccato aver perso l’occasione del Pnrr, ma di bandi ce ne sono sempre”. Rasero insiste sul fatto che “quella dell’ex ospedale è una priorità: temo che trovare 35 milioni non sia facile, noi avevamo fatto più proposte in passato, purtroppo senza successo. La nostra disponibilità resta immutata”.

Chiamato in causa come possibile “finanziatore” Livio Negro precisa: “Come imprenditore sono abituato a sognare e a rischiare, come presidente della Fondazione devo essere più cauto. Io vedo un immobile che deve connettersi con la città, penso a spazi per l’università con tanta tecnologia dentro”. E Guido Saracco porta la sua esperienza di (ex) rettore del Politecnico: “Ci sono esempi da seguire realizzati a Torino: senz’altro l’università, anzi le tre università piemontesi possono avere un ruolo”.

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